Lunedì, 02 Febbraio 2015 21:43

I cristiani e la Politica

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Appunti per un incontro con i giovani sul rapporto tra fede e politica

Quando si parla di politica, spesso la prima reazione che si prova è quella schifata, tipica di chi sente di avere a che fare con qualcosa di losco, per cui è meglio non sporcarsi le mani. Lo spettacolo deprimente cui si assiste nella fase di formazione delle liste dei partiti in cui sembra prevalere unicamente la logica della spartizione del potere futuro che verrà (probabilmente), gioca un ruolo fondamentale nell’allontanare la politica dal sentire del credente. E’ forte quindi la tentazione di metterci una croce sopra.

A guardare la storia, anche se in modo “cursivo”, ci si accorge che il rapporto con la politica è stato da sempre un problema per i credenti.
Celso accusava i cristiani di menefreghismo nei confronti dello stato e nei confronti degli obblighi derivanti; Origene difende questa posizione dicendo che i credenti si astengono da certe responsabilità, ma è per dedicarsi a un servizio più santo e più necessario, quello della Chiesa di Dio.
In altri periodi i credenti sono stati accusati di intromissione e di indebite ingerenze negli affari pubblici, per non parlare di accuse di integralismo e di fondamentalismo fino ad arrivare ai nostri tempi con i problemi posti da certa teologia della liberazione o da certe provocazioni di bassa lega come quelle degli ultimi giorni in cui si dice alla chiesa di tenersi i soldi dell’8 per mille e di non dare fastidio in ordine a problemi quali quelli della legge sulla fecondazione assistita.
Da molti, nella Chiesa e fuori dalla Chiesa, è stato interpretato male o addotto come motivazione della distanza il “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio” -→ fatevi i fatti vostri, pregate e non date fastidio!

Abbandoniamo gli slogan e proviamo a ragionare da credenti. La vita del credente nella Chiesa è plasmata dalla Scrittura e trova il suo culmine nell’eucaristia. Soltanto mettendoci nella prospettiva giusta avremo la possibilità di domandarci se è possibile l’impegno del cristiano in politica e a quali condizioni. Lo statuto fondamentale del credente è ridetto ogni giorno dal tentativo originario di vivere il primato della Parola nel contesto eucaristico.

Come può la parola di Dio ispirare l’azione politica del credente?

“Ringrazio Dio onnipotente perchè le distanze geografiche non spezzano l’unione spirituale quando veramente ci si ama. Ma siccome ti amo molto, ho da farti un rimprovero, carissimo illustrissimo signore mio Teodoro.
Tu hai ricevuto dalla Santa Trinità doni di ingegno, di bene, di misericordia, di carità e tuttavia ti lasci senza sosta vincere dalle brighe secolari, sei occupato in continue uscite e trascuri ogni giorno di leggere le parole del tuo Redentore. Che cos’è la Scrittura Sacra se non una lettera di Dio onnipotente alla sua creatura? E se vostra eccellenza si trovasse fuori sede e ricevesse uno scritto dal suo imperatore, non andrebbe a dormire, non prederebbe sonno prima di avere letto il messaggio dell’imperatore. E l’imperatore del cielo, il Signore degli uomini e degli angeli ti ha mandato le sue lettere! Mettiti dunque d’impegno, ti prego, e trova il modo di meditare ogni giorno le parole del tuo Creatore. Impara a scoprire il cuore di Dio nelle parole di Dio. Tanto più profonda sarà la tua pace quanto più viva e incessante sarà la ricerca dell’amore di Dio”.

Lettera di Gregorio Magno (595) al medico Teodoro
E’ evidente l’appello alla testimonianza operativa dell’appartenere a Cristo.. Il credente è quindi naturalmente chiamato a fare politica. La politica “è una maniera esigente di vivere l’impegno a favore degli altri” cfr GS 75
Come fare politica? Nella sacra scrittura non ci sono risposte prefabbricate su come o cosa fare; il leit-motiv a me pare essere però la denuncia dell’idolatria possibile del potere politico. Tentazioni
Il criterio del “date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel c he è di Dio” è un appello alla maturità del credente, che nella fede è chiamato a discernere “ciò che è di Dio”.
Il cristiano, proprio perché testimone del risorto è chiamato a partecipare ai difficili tentativi umani di lotta contro il male e le ingiustizie.
Cfr Settenario dell’apocalisse -→ Obbedienza alla Parola e docilità allo Spirito elementi determinanti la responsabilità storica del credente.
In quest’opera siamo tutti rimandati ad avere la parola di Dio come punto di riferimento da cui trarre criteri di discernimento per l’azione storica. La parola di Dio è il suo giudizio sulla storia. Ma applicare questo giudizio nelle concrete situazioni spetta al credente che solo se sottomesso allo Spirito sarà capace di creatività nella fedeltà all’unico Cristo. La fatica di credere diventa il luogo dove si gioca la libertà del credente di fronte a Cristo.

La dimensione eucaristica dell’impegno politico.
Lc 22 : testo e contesto . voi siete coloro che avete perseverato con me nelle mie prove!
• Gesù istituendo l’eucaristia mostra ai discepoli le conseguenze del suo destino di morte per una vita all’insegna del servizio. L’orizzonte ultimo della testimonianza è il martirio, che costituisce l’unica ed estrema forma che abbiamo per dire che lo scopo ultimo della nostra vita è il voler servire Cristo nei fratelli.
• La disputa sul più grande. E’ sorprendente! Gesù sta parlando della sua fine imminente e i discepoli già iniziano a litigare tra di loro su chi deve comandare.. E qui Gesù dà l’unità di misura della vita del credente: il servizio. Chi serve si preoccupa di non far mancare nulla agli invitati. Tale è stata la vita di Gesù, tale deve essere la vita dei credenti: vivere il servizio ai fratelli come scopo di tutta l’esistenza.
• La prova di cui si parla è la tentazione diabolica di usare il potere a proprio vantaggio. E sarà proprio la perseveranza nel servire e nel superare le prove a garantire loro la piena partecipazione alla vita in Dio. Importante non è che il potere cambi mano, ma che cambi il cuore di chi presiede!
• L’azione di Satana mira a mettere a scombussolare la vita di Pietro. La preghiera di Gesù, al contrario è finalizzata ad ancorare e radicare in Dio sempre di più la fede di Pietro.
• La presentazione di Pietro: un uomo dalle belle parole, ma che non ha ancora capito quello che dice!
Quando noi celebriamo? Oggi: dopo la morte e prima della parusia, già e non ancora.
L’eucaristia riassume la memoria dell’esempio di Cristo, colui che serve;
rinnova la promessa di partecipazione dei credenti al potere di Cristo, siederete in trono a giudicare le dodici tribù di Israele;
riplasma la comunità cristiana ripetendo il comando: voi però non siate così!
L’unica sfera di competenza da rivendicare è quella di servire fedelmente e amorevolmente, con l’aiuto di Dio, gli uomini (Ad gentes 12)

Ognuno in fondo è chiamato a dare corpo a questo desiderio di Cristo: voi però non siate così!

Non è indicato un programma ben dettagliato, viene soltanto indicata la possibilità di una vita sociale diversa e possibile, come lo spazio di carità in cui può emergere la presenza di Cristo. Bisogna accettare il paradosso di credere possibile (profezia) la fraternità, l’essere amati, la gratuità: il riconoscere l’altro come fratello e per il fratello essere disposto a morire. L’assunzione della responsabilità dell’altro come criterio essenziale di orientamento delle scelte politiche
-→ attenzione al tempo dell’altro e allo spazio dell’altro, anche dell’altro che ancora non c’è, i posteri; altro, l’immigrato; altro il povero etc Abele

Molte volte però si ha l’impressione che l’impegno politico di presunti credenti si dispiega sulla falsariga di progetti mondani che poco hanno a che vedere con la dimensione della candela o del sale. I cristiani siano sale e lievito. La presenza dei cristiani nella polis dovrebbe divenire “luce” illuminazione di sentieri possibili, indicazione di senso e di speranza, ma anche smasceramento delle disumanità, capacità di destare il salutare scandalo del vangelo, denuncia profetica contro le ingiustizie, vigilanza e istanza critica contro i rischi dell’assurgere il potere politico a idolatria, vigilanza nel non cadere nella tentazione del potere

I cristiani non devono avere una loro cultura, ma devono abitare le culture degli uomini, conferendo ad esse semmai quell’orizzonte che solo la fede può dare, Il vangelo non ci consegna una cultura, ma si in cultura; non fa di noi una città, ma abita le città degli uomini e rifiuta di avere un tempio a parte ≠ ecclesiocentrismo cfr LG 8
Il credente è chiamato a ‘informare’ i rapporti sociali assumendosi quindi la responsabilità storica della testimonianza nella piena consapevolezza della limitatezza della propria testimonianza, deve vivere l’umiltà di chi si colloca accanto agli altri uomini, non in una posizione di superiorità. Il credente è cosciente della precarietà, dell’inadeguatezza della sua testimonianza e nello stesso tempo della sua assoluta necessità e imprescindibilità.--- giocarsi



Avere sempre come punto di riferimento il crocifisso
Contrappore alla logica del consumo, la logica del dono, alla logica del potere quella dell’essere servi, alla, logica dell’individualismo quella della condivisione, alla logica dell’affemazione di sé contro gli altri quella della sottomissione fino al dono della vita, alla logica dell’inimicizia quella dell’amore per il nemico.

“Combattiamo contro un nemico insidioso, un nemico che lusinga… non ferisce la schiena, ma carezza il ventre; non confisca i beni per darci la vita, ma arricchisce per darci la morte; non ci spinge verso la libertà imprigionandoci, ma verso la schiavitù onorandoci nel suo palazzoi; non colpisce i fianchi, ma prende possesso del cuore; non tagli la testa con la spada, ma uccide l’anima con l’oro (Ilario di Poiters, Liber contra constantium imperatore 5

Dt 34,5 Mosè servo
--→ non abbiamo altro scopo nella nostra vita che essere chiamati servi di Dio a causa delle nostre azioni!

A che cosa ci porta il nostro essere credenti?

Il servizio dell’acqua e del pane
Mosè appena passato il mar rosso diventa economo! Mosè ha dovuto imparare a fare un po’ di tutto, rendendosi conto di persona di tutti i bisogni della gente e imparando che ci sono bisogni essenziali e servizi essenziali, fino a diventare molto realista. In tal modo ha perso un po’ del suo idealismo.
L’intervento di Ietro Es 18,14-19 gli insegna il principio di sussidiarietà

Il servizio della responsabilità
E’ come portare il peso dei limiti dei fratelli, i loro difetti e le loro immaturità. Mosè ha capito che bisogna accettare la gente così com’è, con tutte le mormorazioni, le inquietitudini e le ire che ne vengono fuori Dt 1,12. Ciascuno è responsabile di coloro che conosce, dei loro problemi, dei loro pesi

Il servizio della preghiera e dell’intercessione

Es 17 11ss L’immagine di Mosè che prega fino al tramonto
Es 31,31 dopo il vitello d’oro esprime il grado di coinvolgimento che mosè porta nella sua preghiera crfr il midrash

Il servizio della consolazione cfr Es 14,14

Il servizio della parola
Rendere presente la Parola nella storia

Come potrebbe essere l’atteggiamento del cristiano verso la politica?

Noi siamo abituati a protestare spesso contro il governo, contro i parlamentari, contro i partiti. Quando si parla di questi argomenti spesso ci si straccia le vesti protestando contro la demagogia, l’incompetenza, l’immoralità che indistintamente investe tutta la classe dirigente politica. Se poi si parla “da cristiani” o “da cattolici” la condanna diventa anche più violenta e forse più dolorosa.
Forse, potremmo invece meditare qualche volta sulla carità verso il prossimo che vieta, non fosse altro, i giudizi temerari, o dell’umiltà, che vieta di pretendersi competenti in ciò che solo parzialmente si conosce.
Forse, in quanto cristiani, in quanto cattolici, dovremmo prima di tutto ricordarci che questi poveri uomini politici sono gente che ha bisogno speciale della nostra preghiera. Proprio perché sono esposti in modo speciale alla tentazione dell’ambizione, dell’invidia, del compromesso
Le preghiere contro le tentazioni e per far essere più buoni gli uomini sono preghiere secondo la volontà di Dio e che Dio esaudisce volentieri.
E’ perché siamo superficiali che ci parrebbe quasi strano di pregare lo Spirito Santo, illuminatore e consolatore, di pregare gli angeli cui sono affidati questi uomini perché li custodiscano buoni e guidino le loro azioni per il bene di tutti.
Non voglio dire, con questo, che non si debba protestare e criticare: sarebbe il peggiore servizio che noi potremmo rendere agli uomini politici e a noi stessi. Ma non dimentichiamoci, però, che è anche nostro dovere pregare così: “Ti preghiamo, o Signore...rivolgi il tuo sguardo anche a quelli che ci governano, e per la tua infallibile bontà e misericordia, dirigi i loro cuori a sentimenti di giustizia e di pace, perché dalla terrena operosità giungano alla patria celeste con tutto il tuo popolo”.

Al credente non interessa tanto che cambi di mano il potere, ma che cambi il cuore di chi ha il potere.


Ultima modifica il Sabato, 27 Agosto 2016 20:18
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