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Lunedì, 02 Febbraio 2015 21:22

L'animatore di gruppo efficace

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L'ANIMATORE DI GRUPPO EFFICACE


Questo paragrafo riguarda conoscenze e atteggiamenti importanti che contraddistinguono un buon animatore.

Conoscenze

Ogni animatore deve avere delle conoscenze ben precise per poter essere utile al gruppo e al singolo partecipante. Considero base specialistica minima per la conduzione di un gruppo di interazione avere:

• conoscenze generali di dinamica di gruppo
• conoscenze specifiche adatte agli obiettivi specifici del gruppo.
• capacità di osservare le esperienze dei partecipanti nei metodi di gruppo utilizzati.
E' infine importante e significativo che ognuno che guida un gruppo e usa determinati procedimenti, li abbia sperimentati prima come partecipante.

Circa tutte le conoscenze di cui ha bisogno l'animatore, è importante che esse—per quanto possibile a seconda della propria esperienza—comprendano anche alcune componenti emotive. Pochissime persone hanno tanta fantasia e intuito da apprendere da soli attraverso lo studio di libri in modo soddisfacente emozionalmente o intellettualmente.
Qui di seguito discuteremo importanti atteggiamenti e comportamenti che favoriscono l'efficacia dell'opera dell'animatore.

Impegno e interesse

Un vero e proprio animatore è ritenuto tale dai partecipanti se rispetta ogni singolo e si adopera per lui come individuo. Con ciò si vuol dire che l'animatore ha un atteggiamento specifico e chiaramente percepibile di attenzione e cura per ogni singolo membro del gruppo.
I partecipanti si trovano continuamente in un processo dinamico per stabilire un certo ordine di rango, per esempio secondo le dimensioni di forza e debolezza, competenza e incompetenza, simpatia e antipatia; essi concorrono infatti l'uno con l'altro nei diversi ambiti.
Un animatore responsabile è in grado di riconoscere questa dinamica e di servirsene costruttivamente, e cioè in modo tale che egli stesso non prenda partito per qualcuno e che la sua disponibilità di aiuto per i singoli non lo renda dipendente da come egli classifica, sotto qualsiasi possibile aspetto, un partecipante come migliore o peggiore.
Nessun animatore può ottenere rispetto e simpatia dal gruppo se il singolo partecipante non sa che l'animatore si interessa a lui come persona e rispetta la sua autonomia. Con un tale atteggiamento l'animatore garantisce in modo simbolico l'appartenenza psichica di ogni partecipante, appartenenza che non viene in nessun modo automaticamente garantita dal gruppo stesso.

Sensibilità

Questa qualità dipende dall'interesse dell'animatore per le altre persone e dalla sua capacità di percezione. Sensibilità nel senso migliore del termine è la capacità di rinunciare momentaneamente ai propri pregiudizi e preferenze, e di essere pronto ad accettare senza riserve la posizione di un partecipante indipendentemente da come l'altro pensa e sente.
Solo l'animatore che possiede sicurezza interiore e un centro personale ha la sensibilità che aiuta realmente il partecipante. Il grado secondo cui l'animatore è nella condizione di comprendere un altro, dipende immediatamente dalla sua conoscenza di sé e dall'accettazione della propria persona.
Se ciò si realizza, l'animatore può comprendere i valori, i fini e le attuali sensazioni di un altro e può vedere temporaneamente il mondo con gli occhi di costui. Questo atteggiamento presuppone che l'animatore desideri veramente comprendere il partecipante e che si liberi anche dal desiderio di volerlo cambiare.
La comprensione con l'obiettivo di cambiare il partecipante in un modo determinato è sempre discutibile e manipolativa. Un animatore che desidera solamente comprendere a fondo qualcuno per poterlo meglio manipolare per i suoi obiettivi, suscita giustamente la sfiducia degli altri.

Contatto con il processo di gruppo


Un buon animatore può servirsi delle diverse fasi affettive dello sviluppo del gruppo. Deve possedere sufficienti conoscenze circa lo sviluppo del gruppo, ed essere in grado di dirigere il proprio comportamento in modo che tutto ciò che fa e dice presti attenzione a ciò che succede nel gruppo e ne promuova la competenza che si è a poco a poco sviluppata.
Fa parte di queste conoscenze per esempio sapere che all'inizio di ogni gruppo c'è minor coesione, che ci si deve rassegnare a ciò e non lamentarsene troppo. Si cerca di provvedere a che lentamente si sviluppi un clima di accettazione che renda possibile lo scambio tanto di reazioni ostili quanto di quelle amichevoli.
L'animatore deve anche tener presente che i partecipanti nella fase iniziale si rivolgono spesso a lui, e deve allora provvedere a che l'interazione diventi sempre più forte tra i partecipanti, e che possano venir espresse in misura crescente anche reazioni emotive. E inoltre molto importante che l'animatore osservi quale clima emotivo regna in quel momento nel gruppo, per poter offrire ai partecipanti gli stimoli necessari per esprimere anche pensieri e sentimenti latenti. Un animatore che sballa continuamente il livello affettivo di un gruppo con i suoi interventi, spinge facilmente i singoli e l'intero gruppo verso una direzione artificiosa che blocca lo sviluppo naturale del gruppo stesso. Senza contatto con il morale di gruppo che c'è di volta in volta, I'animatore disturba la crescita in coesione di un gruppo, lo sviluppo di un alto morale di gruppo e l'adempimento del compito da parte del partecipante.

Ottimismo

Un buon animatore è di tendenza prevalentemente ottimista: egli vede gli altri fondamentalmente in modo positivo. Si basa sul fatto che ogni partecipante è responsabile per se stesso e dispone di una grande potenzialità latente. Considera suo compito aiutare i singoli a costruire abilità e possibilità di cui già dispone a mo' di predisposizione. Un animatore costruttivo così non si lascia facilmente sconcertare se il gruppo mostra occasionalmente poca inclinazione al lavoro e reagisce in modo caotico o indifferente, e accetta come normale se alcuni partecipanti raccontano cose opprimenti o problematiche, oppure se si comportano in modo non funzionale. Globalmente egli ha i seguenti atteggiamenti riguardo al suo lavoro:

• Sa che il successo della sua attività dipende tanto da conoscenze e abilità tecniche quanto da specifici atteggiamenti interiori che egli assume di fronte ai partecipanti, come ad esempio comprensione, contatto e rispetto.
• Si interessa più dei partecipanti che non di questioni pratiche o dei compiti, anche se sa che determinati compiti devono pur essere sbrigati dal gruppo.
• Considera i partecipanti come competenti e capaci di sviluppo. Contemporaneamente riconosce che essi in parte sono dipendenti e reagiscono in modo corrispondente, però d'altra parte sono anche in grado di prendere proprie decisioni.
• Sa di essere interessato alle persone e che desidera un contatto con loro. Animatori non adatti hanno la sensazione di non far parte dei partecipanti e di venire da loro rifiutati.
• Osserva gli avvenimenti del gruppo sia domandandosi: «Che cosa significa ciò per il partecipante in questione?», sia dalla prospettiva: «Che cosa significa ciò per me e per la mia funzione di animatore?».
• Vede il suo compito molto simile alla funzione di un'ostetrica, quello cioè di mobilitare potenzialità non scoperte dei partecipanti; nello stesso tempo non ha bisogno di disciplinare, manipolare o controllare i partecipanti.
• E' in grado di mostrarsi apertamente e autenticamente. Cattivi animatori ne hanno paura.
• E' orgoglioso delle proprie capacità, le mostra anche e si rallegra nello stesso tempo quando altri diventano parimenti più orgogliosi di sé.

Permissività


Un animatore internamente equilibrato contribuisce a che i partecipanti possano elevare il loro senso di autostima. Molti vengono nel gruppo con sensi di inferiorità. Questi sentimenti di inferiorità vengono resi presenti o ridestati dall'animatore e/o dagli altri partecipanti. E' importante pertanto che l'animatore eviti un comportamento autoritario o eccessivamente direttivo, e che sia in grado di comprendere i sentimenti di ogni partecipante che riguardano la sua autorità di animatore e di chiarificarli con loro.
Per assicurarsi che tutti abbiano sufficienti possibilità di sviluppo, è importante che l'animatore osservi bene il modello dell'interazione di gruppo e la gerarchia dei partecipanti. Egli deve incoraggiare coloro che partecipano poco all'interazione a contribuire di più.

Arte e tecnica

Un animatore vivace è una mescolanza integrata tra un competente di gruppo e un artista. Egli usa capacità di immedesimazione, sensibilità e intuizione e un certo carisma. Questo aspetto più artistico della personalità dell'animatore è apprendibile in certa misura, e in parte è certamente un dono.
D'altra parte l'animatore deve avere anche confidenza teorica con i concetti di dinamica di gruppo, di scienza della comunicazione, di psicodinamica, ecc. Ciò significa allora che deve collegare le sue doti personali con i concetti teorici del lavoro di gruppo che si apprendono con lo studio.

Dipendenza dal campo


Un animatore attento è proporzionalmente dipendente dal campo. La sua percezione degli eventi nel gruppo è determinata dal contesto globale e dalla configurazione del processo di gruppo. Questo animatore presta attenzione soprattutto al rapporto tra le diverse componenti della sua percezione e non alle sole specifiche caratteristiche delle singole componenti.
Egli guarda alle relazioni tra i dati e non solo ai fatti isolati. Per esempio egli si occupa del nesso tra lo status di un partecipante e le sue chance di apprendimento. Oppure osserva la connessione tra il clima di gruppo e gli attuali modi di vedere del gruppo stesso, che sono aspetti determinati del compito del gruppo da elaborare

Comportamento partecipativo

Un animatore responsabile cerca di accordare ai partecipanti quanta più autonomia è possibile. Per lui lo scopo di ogni gruppo è che il singolo diventi più libero e autonomo senza dipendenza non necessaria dagli altri.
E' importante che l'animatore lavori in modo tale che i partecipanti possano progredire dalla iniziale dipendenza dall'animatore a una condizione in cui ogni componente del gruppo e anche l'animatore stesso possono comportar si ugualmente in modo più autonomo e interdipendente, attraverso l'offerta reciproca di stimoli e aiuti.
Un animatore che controlla e determina un gruppo troppo a lungo, è com, un padre possessivo che si rifiuta di lasciare diventare autonomi i fili.

Disponibilità di adeguamento

L'animatore è di particolare aiuto al gruppo se adatta il suo stile di lavor agli atteggiamenti dei partecipanti senza per questo rinunciare alla propria personalità.
Se l'animatore apprezza un lavoro in cui ci si confronta, si intenderà molt bene con i partecipanti che preferiscono uno stile simile. Se però lavora insieme a persone che sono abituate a comunicare con più circospezione e cau tela, gli sarà difficile lavorare con il gruppo in modo più di confronto. In tal caso dovrà impiegare con prudenza e con parsimonia interventi di confronto. L'animatore riterrà allora cambiamenti di stile occasionali nel lavo ro più come una sfida alla sua capacità e meno come una limitazione della

Tolleranza

Un animatore sicuro mostra tolleranza nei confornti dei diversi valori, atteggiamenti e modi personali di fare dei partecipanti. Egli rinuncia a giudicare i contributi dei partecipanti. Nello stesso modo rispetta la manifestazione di ogni sentimento; tollera l'espressione di aggressività, di ostilità e di ira allo stesso modo dell'espressione di amore, tenerezza e di insicurezza. In ogni caso cerca di comprendere l'altro per poter comunicare meglio con lui.
Solo se l'animatore può comprendere i sentimenti interiori del partecipante e le motivazioni del suo comportamento—indipendentemente da quanto esso possa essere confuso, non gradito o addirittura inquietante—sarà un buon catalizzatore per il processo di apprendimento di gruppo

Conoscenza dei propri bisogni

Ogni animatore porta nel gruppo i propri specifici bisogni. Forse ha determinati bisogni di status, desideri di contatto, o voglia di provare particolari esperimenti, ecc.
Qualunque siano i suoi bisogni, è importante che li conosca e sappia quale possibile influsso essi abbiano sul suo stile e comportamento. Un animatore responsabile mantiene ridotto, per quanto possibile, l'inevitabile effetto di disturbo dei suoi bisogni sul processo di apprendimento dei partecipanti. Se lo considera necessario, comunicherà al gruppo i suoi specifici bisogni, così che i partecipanti stessi possano verificare gli effetti dei bisogni dell'animatore sul processo del gruppo.

Coraggio

Un animatore di gruppo efficace accoglie coraggiosamente la sfida di nuove situazioni e persone, e sviluppa ulteriormente il suo proprio potenziale umano e professionale. Un animatore coraggioso si sfida del suo proprio intuito; d'altra parte è anche in grado di osservare criticamente il suo comportamento come animatore e di verificare all'occasione le proprie convinzioni e scala di valori. Si apre a nuove visioni che nascono come risultato della sua riflessione. Un tale animatore crede alle proprie possibilità di sviluppo. Sperimenta in accordo con i propri giudizi e senso di responsabilità. Si aspetta e accetta rischi e insuccessi circa la propria persona e posizione.

Franchezza selettiva

Un animatore sincero sa che cosa sente, e determina in corrispondenza alla situazione i sentimenti che vuole esprimere nel gruppo. Egli accenna alle sue personali difficoltà solo in particolari circostanze.
Poiché quest'ultimo punto rappresenta per molti animatori un problema difficile, vorrei discuterlo dettagliatamente. La domanda decisiva suona così: in quali circostanze e in che misura l'animatore deve esprimere le proprie difficoltà personali?
La mia personale convinzione è che un gruppo esige il massimo delle capacità dell'animatore e la sua totale attenzione. Perciò l'animatore non deve usare il gruppo come una possibilità per esporre propri problemi non risolti o per ricevere appoggio per le difficoltà che ha al momento.
Ci sono tuttavia tre eccezioni in cui l'animatore dovrebbe comunicare le proprie difficoltà:
1. quando non è in grado di superare un problema emotivo, così che la sua efficienza nel gruppo è nell'insieme fortemente compromessa;
2. quando è cosciente che c'è qualcosa tra lui e un partecipante che rende difficile il rapporto;
3. quando una situazione particolarmente drammatica lo costringe a esprimere i suoi personali sentimenti.


Ultima modifica il Sabato, 27 Agosto 2016 19:21
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