Lunedì, 02 Febbraio 2015 21:20

Lo stile dell'animatore di catechesi

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Stile dell'animatore di catechesi

A mo' di introduzione


Le pagine che seguono vogliono semplicemente servire da punto di partenza a quanti si apprestanto a fare da animatori. Chiariamoci: non si tratta di un manuale! E' solo il tentativo di offrire degli stimoli e delle coordinate fondamentali a ognuno di noi, che comunque si sente sempre impreparato di fronte a un compito così affascinante.
Nei tempi che furono (…) mi sono limitato a dare semplicemente delle indicazioni su come comportarsi concretamente con i ragazzi. Ora, mancando la possibilità di un simile approccio, si rende necessaria una nuova e,certo, migliore forma di comunicazione: queste pagine appunto, che cercano di sistemare alla men peggio idee e indicazioni che conviene conoscere.
Se alla fine della lettura ti ritroverai ancora più sbigottito di fonte al compito che ti spetta, bene allora siamo sulla buona strada: significa che intendi offrire una tua sintesi personalissima nell'esperienza che ti accingi a fare. Mi basta il tuo coraggio e la consapevolezza di voler e dover fare bene. Poi, alla fine completeremo questi appunti con una tua postilla… ed altri ne potranno usufruire: non è questa forse la logica della sapienza?
Da parte mia ho sempre avuto pochi punti di riferimento che conosci molto bene:
* solo l'amicizia intesa come gratuità del dono di sè ci rende credibili;
* educare è un'arte e significa saper pazientare per amore;
* per parlare occorrono due requisiti: avere qualcosa da dire e rispettare l'altro;
* se Dio non si è mai arreso di fronte al peccato dell'uomo, chi sono io per arrendermi di fronte alla durezza di un'altra persona?
* Negli incontri non bisogna mai aver fretta e ma pretendere
- non programmare a tavolino
- saper partire da dove si trova il soggetto
* La proposta sia personalizzata il più possibile e comunque si mantenga l'apertura al fallimento ---> cfr Giuda
Si ricordino gli atteggiamenti di Dio-educatore (cfr Is 49 ; 66)
porta il figlio per mano
corregge il figlio
lo custodisce come pupilla del suo occhio
lo abbraccia
attira a sè con affetto e con amore
solleva il bambino sino alla guancia
si lamenta per ogni gesto di infedeltà o dimenticanza
* Gli atti educano cfr Gv 4,42:
- Le parole, che pure occorrono, non bastano e spesso illudono; attenzione agli slogans, che spesso tolgono la possibilità di pensare.
- Gli atti siano condivisi ≠ armiamoci e partite
coinvolgenti
corresponsabilizzanti
- pagare di persona • tempo : voi siete coloro per i quali ho perso tempo
•fatica : ascolto, pensare, riflettere, pregare
• ricerca: non pretendere di aver risolto i problemi
- Si educa con la passione
• non lasciarsi tagliare le gambe dalle delusioni
• non smontare mai dal proprio turno di lavoro (non si addormenta, non prende sonno il custode d'Israele)
• di fronte agli indifferenti mai dire: si arrangino.

Cosa ho cercato di assemblare?
Dapprima ci sono testi fondamentali sullo stile dell'animatore; seguono poi delle riflessioni sulla sua identità con indicazioni pratiche.
Dimenticavo: buon lavoro e … grazie!

Oppido Lucano, 15 ottobre 2008


Gv 15,13-17
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.


"L'amicizia è certo superiore a tutte le cose umane, per il fatto che ci fa splendere in¬nanzi la buona speranza sull'avvenire e non lascia che l'anima si indebolisca e prostri. Chi rimira infatti un vero amico, rimira come una immagine di se stesso. Perciò e gli assenti sono presenti e i bisognosi sono ricchi e i deboli sono validi, e, cosa più difficile a dirsi, i morti vivono: tanto li accompagna l'onore, il ricordo, il rimpianto degli amici."(Laelius de amicitia, VII,23)


Paolo di Tarso, Lettera ai Romani

[12.1] Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. [12.2] Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
[12.3] Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato. [12.4] Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, [12.5] così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. [12.6] Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; [12.7] chi ha un ministero attenda al ministero; chi l’insegnamento, all’insegnamento; [12.8] chi l’esortazione, all’esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia.
[12.9] La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; [12.10] amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. [12.11] Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. [12.12] Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, [12.13] solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospitalità. [12.14] Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite. [12.15] Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto. [12.16] Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi.
[12.17] Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. [12.18] Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. [12.19] Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all’ira divina. Sta scritto infatti: A me la vendetta, sono io che ricambierò , dice il Signore. [12.20] Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo. [12.21] Non lasciarti vincere dal male, ma vinci con il bene il male.

Dal libro del Siracide


Cap 6, 5 Una bocca amabile moltiplica gli amici,
un linguaggio gentile attira i saluti.
[6]Siano in molti coloro che vivono in pace con te,
ma i tuoi consiglieri uno su mille.
[7]Se intendi farti un amico, mettilo alla prova;
e non fidarti subito di lui.
[8]C'è infatti chi è amico quando gli fa comodo,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
[9]C'è anche l'amico che si cambia in nemico
e scoprirà a tuo disonore i vostri litigi.
[10]C'è l'amico compagno a tavola,
ma non resiste nel giorno della tua sventura.
[11]Nella tua fortuna sarà come un altro te stesso,
e parlerà liberamente con i tuoi familiari.
[12]Ma se sarai umiliato, si ergerà contro di te
e dalla tua presenza si nasconderà.
[13]Tieniti lontano dai tuoi nemici,
e dai tuoi amici guàrdati.
[14]Un amico fedele è una protezione potente,
chi lo trova, trova un tesoro.
[15]Per un amico fedele, non c'è prezzo,
non c'è peso per il suo valore.
[16]Un amico fedele è un balsamo di vita,
lo troveranno quanti temono il Signore.
[17]Chi teme il Signore è costante nella sua amicizia,
perché come uno è, così sarà il suo amico.



A. de Saint-Exupéry, Il piccolo principe. Milano 1987,c. XXII

In quel momento apparve la volpe.
"Buon giorno", disse la volpe.
"Buon giorno", rispose gentilmente il piccolo principe, voltandosi: ma non vide nessuno.
"Sono qui", disse la voce, "sotto al melo…"
"Chi sei?" domandò il piccolo principe, "sei molto carino…"
"Sono una volpe", disse la volpe.
"Vieni a giocare con me", le propose il piccolo principe, "sono così triste…"
"Non posso giocare con te", disse la volpe, "non sono addomesticata".
"Ah, scusa" fece il piccolo principe.
Ma dopo un momento di riflessione soggiunse:
"Che cosa vuol dire 'addomesticare'?"
"Non sei di queste parti, tu?" disse la volpe, "che cosa cerchi?"
"Cerco gli uomini", disse il piccolo principe. "Che cosa vuol dire 'addomesticare'?"
"Gli uomini", disse la volpe, "hanno dei fucili e cacciano. E' molto noioso! allevano anche delle galline. E' il loro solo interesse. Tu cerchi delle galline?"
"No" disse il piccolo principe. "Cerco degli amici. Che cosa vuol dire 'addomesticare'?"
"E' una cosa da molto dimenticata. Vuol dire 'creare dei legami'…"
"Creare dei legami?"
"Certo" disse la volpe. "Tu, fino ad ora, per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volte uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l'uno dell'altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo".
"Comincio a capire", disse il piccolo principe……
Ma la volpe ritornò alla sua idea:
"La mia vita è monotona. Io dò la caccia alle galline, e gli uomini danno la caccia a me. Tutte le galline si assomigliano, e tutti gli uomini si assomigliano. E io mi annoio perciò. Ma se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica. E poi guarda! Vedi laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…"
La volpe tacque e guardò a lungo il piccolo principe:
"Per favore…addomesticami", disse.
"Volentieri", rispose il piccolo principe, " ma non ho molto tempo però. Ho da scoprire degli amici, e da conoscere molte cose".
"Non si conoscono che le cose che si addomesticano" disse la volpe. "Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico, addomesticami!"
"Che bisogna fare?" domandò il piccolo principe.
"Bisogna essere molto pazienti", rispose la volpe. "In principio tu ti siederai un po' lontano da me, così, nell'erba. Io ti guarderò con la coda dell'occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi. Ma ogni giorno tu potrai sederti un po' più vicino…"
Il piccolo principe tornò l'indomani.
"Sarebbe stato meglio tornare alla stessa ora", disse la volpe. "Se tu vieni, per esempio, tutti i pomeriggi alle quattro, dalle tre io comincerò ad essere felice. Col passare dell'ora aumenterà la mia felicità. Quando saranno le quattro, incomincerò ad agitarmi e ad inquietarmi; scoprirò il prezzo della felicità! Ma se tu vieni non si sa quando, io non saprò mai a che ora prepararmi il cuore… ci vogliono i riti".
"Che cos'è un rito?" disse il piccolo principe.
"Anche questa è una cosa da tempo dimenticata", disse la volpe. "E' quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un'ora dalle altre ore. C'è un rito, per esempio, presso i miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti, e non avrei mai vacanza".
Così il piccolo principe addomesticò la volpe. E quando l'ora della partenza fu vicina:
"Ah! disse la volpe, "…piangerò".
"La colpa è tua", disse il piccolo principe, "io non ti volevo far del male, ma tu hai voluto che ti addomesticassi…"
"E' vero" disse la volpe.
"Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo", disse la volpe.
"Ma allora che ci guadagni?"
"Ci guadagno" disse la volpe, "il colore del grano".
Poi soggiunse:
"Va' a rivedere le rose. Capirai che la tua è unica al mondo. Quando ritornerai a dirmi addio, ti regalerò un segreto".
Il piccolo principe se ne andò a rivedere le rose.
"Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente", disse. "Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico ed ora è per me unica al mondo".
E le rose erano a disagio.
"Voi siete belle, ma siete vuote", disse ancora. "Non si può morire per voi. Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perchè è lei che ho innaffiata. Perchè è lei che ho messo sotto la campana di vetro. Perchè è lei che ho riparata col paravento. Perchè su di lei ho ucciso i bruchi (salvo i due o tre per le farfalle). Perchè è lei che ho ascoltato lamentarsi o vantarsi o anche qualche volta tacere. Perchè è la mia rosa".
E ritornò dalla volpe.
"Addio", disse.
"Addio", disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. l'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripetè il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
"Io sono responsabile della mia rosa…" ripetè il piccolo principe per ricordarselo.


Gli atteggiamenti dell'animatore

La povertà, la gratuità e la fraternità costituiscono la caratteristica comune di quella santità a cui tutti siamo chiamati nella Chiesa di Cristo. La Parola si fa carne anche in questi atteggiamenti e si dice in essi anche senza parole. La libertà cristiana non sopporta pesi inutili o ingombranti. E se questi pesi ci sono, la libertà ne soffre.
Parlare dell'autentico stile del cristiano ( e l'animatore è in primo luogo un seguace di Cristo) in generale mi pesa perchè nessuno di noi è libero da schemi convenzionali o da parole scontate.
La povertà: tipico atteggiamento di stile missionario. Un atteggiamento che rivela più che mai la libertà del nostro stato d'animo: se siamo cioè veramente credenti nella parola che libera e salva, oppure accanto a questa parola che predichiamo poniamo mille ombre o surrogati, in nome magari di necessità, o esigenze che alla fin fine non fanno che stringere l'anima e appesantire il respiro del mistero.
Crediamo a Dio e nello stesso tempo non riusciamo a staccarci da possessi che disturbano, o fenano il cammino di fede (manie futili o assurde esigenze di sicurezza)
Il regno di Dio è tutto in quella bellissima pagina di Mt 6,25-34 ; e Dio sa quanto noi abbiamo bisogni di meditarla a lungo, e farla nostra. Viviamo troppo di provvidenze umane, lasciandoci poi legare mani e cuore da troppi compromessi.
Entra qui la gratuità, quel vivere di liberalità di Dio più che non di dovuti umani. Una gratuità che fa lo stile veramente credibile nel suo agire. E' la gratuità che mi fa uscire dal rischio del mestiere o del dovere. Mi pone al servizio della libertà di Cristo sul cammino dei fratelli più indigenti. Di chi non sa ricompensare e neppure dirmi grazie.
Qui sta soprattutto la gratuità, nel non mettere in conto nessuna soddisfazione umana. Nel seminare senza aspettare che poi spunti qualcosa. Nel lavorare in un regno in cui l'unica certezza è che Cristo è misteriosamente presente. La gratuità sta nel donarsi senza calcoli, al servizio del cuore dell'uomo.
Ed ecco infine la fraternità: tutto lo stile del cristiano è una fraternità senza riserve. Chi vive di essenzialità, di povertà e di gratuità riesce prima o poi a entrare in dialogo sincero con tutti. Chi sa perdere tutto, per amore di Cristo, non ha altro interesse che il fratello.


L'animatore di gruppo
Inutile premettere che ogni animatore deve lentamente—e certo anche attraverso errori e dimenticanze—sviluppare un suo proprio stile, adatto a lui e alle sue caratteristiche di personalità. Egli inoltre dovrebbe essere il critico più rigido e più amichevole di se stesso, e avere un numero il più possibile eterogeneo di colleghi seri con i quali collaborare regolarmente per ottenere il feedback. Del resto egli dovrebbe parlare con i partecipanti del suo gruppo su come si trovano con lui.


Ultima modifica il Sabato, 27 Agosto 2016 19:21
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