Martedì, 20 Gennaio 2015 14:09

Omelia natale 2013

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Omelia Natale 2013

Auguri!

In questa notte sentiamo forte l’esigenza di farci gli auguri, di guardarci, sorridere e comunicare con gli occhi, col volto una gioia indicibile. Quando ci facciamo gli auguri a Natale sappiamo già in partenza di non riuscire a dire con le parole tutto quanto alberga nel nostro cuore. Siamo inondati di gioia, pervasi da un senso di leggerezza, di serenità che ci fa sentire nuovi, travolti da un qualcosa di strano che accomuna.

Vogliamo quindi insieme cercare di capire il senso, il segreto di questa sensazione che pervade tutto il nostro essere. Mi piace pensare che ognuno di noi in silenzio si avvicina al presepe, guarda con attenzione il tutto e poi poggia gli occhi sulla capanna di Betlemme e con emozione riesce solo a dire due parole dentro il suo cuore: auguri a te mio Dio e grazie perché ci sei!

Mi piace pensare a quel vasto campionario di umanità che questa notte si ferma anche solo per un attimo e tende la mano per fare gli auguri a Dio. C’è il bimbo impacciato dinanzi alla tenerezza di Dio attento a non deludere i genitori e a far bella mostra dell’abitino appena stirato; c’è un ragazzo che è contento di essere riuscito anche oggi a studiare e che è sicuro di saper rispondere a tutte le domande sulla fede, perché lui il catechismo lo frequenta; c’è una ragazza che si sente a disagio: sa che Dio è il Creatore, ma non è contenta del suo corpo e poi le altre amiche sono più brave a scuola e , soprattutto, più ricche; c’è un giovane che ha smesso di frequentare la chiesa e fa fatica a pregare e per non sembrare diverso dai suoi amici ha imboccato il tunnel del divertimento a tutti i costi; c’è una giovane che ha ancora sul volto il segno dell’arrabbiatura con la mamma, che avrebbe voluto indossasse la catenina d’oro regalata dalla nonna mentre lei ha preferito un qualcosa di strano e insignificante, ma che la rende alla moda e non diversa dalle amiche; c’è un papà contento del dono dei figli e di quella straordinaria moglie che continua a coccolarlo come se fosse ancora il primo giorno di fidanzamento; c’è una donna che sente ancora nel cuore la ferita per le parole del marito e che vede come un miraggio i tempi dell’innamoramento quando finezza e delicatezza erano il pane quotidiano; c’è un uomo malandato e triste, perché ha perso l’entusiasmo di lottare e ci sono tanti anziani a mascherare dietro impeccabili dentiere la nostalgia di una giovinezza ormai andata. Tutti, ognuno a modo suo, a dire in silenzio: meno male che ci sei, auguri pure a te, mio Dio!

Dinanzi al presepe sappiamo di essere soli con Dio. E gustiamo la certezza di essere amati, apprezzati, accolti così come siamo, sappiamo che in quel sorriso di bimbo vien detta tutta la fiducia di Dio per ognuno di noi. Ecco perché dobbiamo essere felici!

I racconti del natale ci pongono di fronte a un fatto che non ha parole, è assolutamente ordinario e fin troppo umano. C’è una nascita raccontata con semplicità e sobrietà e tutt’intorno silenzio. Solo movimenti. Maria avvolge in fasce e adagia nella mangiatoia. I pastori vanno alla capanna, contemplano, si inchinano, se ne tornano pieni di gioia al loro lavoro.

Capire il segreto di questi movimenti significa entrare nel dinamismo del Natale. In fondo gli angeli annunciano una cosa grandiosa, ma poi lo sguardo si posa su un piccolo neonato che  giace in una mangiatoia. Un abisso separa l’annuncio della nascita a Maria ( sarà grande…) e la povertà delle circostanze in cui avviene questa nascita: lontana dalla propria famiglia, senza una casa adeguata. E’ questo che contribuisce a costruire il nostro stupore. Una casa, un palazzo ha porte e stanze: per entrarvi bisogna bussare, attendere, sperare di essere ascoltati, sperare di non disturbare. La capanna è senza porte e tutti, proprio tutti possono accedervi: non ci sono barriere, non ci sono orari. Quel neonato è di tutti, per tutti. E se Maria e Giuseppe non trovano ospitalità da nessuno, loro fanno spazio a tutti. Tutti trovano un posto! Dio non riceve per appuntamento, non fa preferenze: c’è spazio per tutti nel cuore di Dio.

Ora comincio a capire la gioia degli angeli. Chi entra nel dinamismo dei movimenti del Natale contempla il mistero di Dio e intuisce che esiste uno stile che rende ragione dei nostri sforzi e dà senso ai nostri movimenti. Dio è tutto dalla nostra parte. La grotta di Betlemme è l’inizio di un nuovo modo di vivere. Non siamo soli e abbandonati nel cammino della vita: è venuto con noi e con noi rimane, non ci abbandona nella nostra povertà!

In quella capanna c’è il segreto di ogni vita. Il bambino è fragile e debole,  come ogni neonato: ha bisogno di tutto. Una ragazza guarda,  contempla e se ne prende cura con tenerezza. Il linguaggio di Dio è universale e lo può intendere solo chi è umile. Mi piace pensare al gesto di Maria che,  come ogni mamma,  dopo aver fasciato il piccolo lo solleva davanti a sè,  lo guarda in faccia,  si illumina d’immenso e poi lo ripone nella culla.

E’ il gesto di Dio su ognuno di noi. E’ il gesto che cambia la vita a quanti si lasciano amare e si lasciano trasformare dall’amore di Dio.

Ultima modifica il Venerdì, 30 Gennaio 2015 14:29
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