Martedì, 20 Gennaio 2015 14:00

Vivere da credenti una tragedia, riscabilendo il primato di Dio

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Omelia ai funerali di Rocco Massaro

 Non è facile parlare di quanto è successo tra noi, soprattutto perché in gioco sono i valori portanti della nostra vita. Domenica a messa ci siamo lasciati educare da una pagina del vangelo che sottolinea il valore della quotidianità come luogo per riconoscere la presenza di Dio accanto a noi e come sfida per significare il nostro coraggio nel camminare con il Signore, poggiando i nostri passi sulle orme da lui tracciate. Poi a sera ci raggiunge la notizia che un battezzato, un nostro fratello quindi, è stato ucciso sicuramente da un altro battezzato, un altro nostro fratello. Se già la morte di una persona ci sconvolge, potete immaginare come la desolazione più assoluta prenda il sopravvento quando un credente si trova a fare i conti con eventi che sono in stridente contrasto con quanto faticosamente cerca di costruire. Dove stanno l'amore, la misericordia, il farsi prossimo? Dove stava Dio sabato sera? E il rispetto dell'altro, la premura per i più deboli? Tutti interrogativi legittimi, che sia pur silenziosamente agitano il cuore e la coscienza del vivente. Il cristiano peró deve avere il coraggio di osare e vivere quel di più che viene dalla fede. Interpellare Dio, restituendo il posto che Gli spetta. Ad essere ammazzato è un nostro fratello e un suo figlio. Se la morte di una persona cara fa morire parte di noi stessi, si comprende che in fondo sabato sera il danno più grande è stato fatto a Dio. Anche Dio è morto ancora una volta sabato sera. C'è dell'altro. Ad ammazzare è stato o sono stati dei nostri fratelli, dei figli di Dio pure loro. Ecco quindi le coordinate della tragedia, che rompe gli argini di un fatto di periferia del mondo e si innesta direttamente nella vita di Dio, sconfitto due volte sabato sera. Sappiamo bene che il nostro essere cristiani si dispiega nel saper stare al passo con il Signore, o almeno tentare. Siamo gregari di Gesù, in tutto. Con i ragazzi di terza media abbiamo cercato di interpellarLo, per decidere cosa fare noi adesso. Cosa avrebbe fatto Gesù alla notizia della tragedia di Oppido? A ben leggere i vangeli Gesù si sarebbe ritirato a pregare, da solo, per la vittima innocente. E nella preghiera sarebbe sprofondato nel grido angosciante e silenzioso proprio di tutte le situazioni in cui la rabbia e l'impotenza fanno così male che non si può neanche gridare. E' ingiusto quanto accaduto e il nostro pregare insieme con Cristo sta a dire chiaramente che noi ci sentiamo feriti e sconfitti. Non sappiamo cosa ha motivato il fare assassino, certamente motivazioni ignobili; sappiamo però che essere uniti nella preghiera con Cristo dice la condanna del gesto, la solidarietà con i familiari in lutto e non ultimo il suffragio per l'anima di Rocco. E con gli assassini Gesù come si sarebbe comportato? Avrebbe fatto finta di niente? O si sarebbe travestito da investigatore per assicurare alla giustizia i malfattori? Le storie della Bibbia e la vita stessa di Gesù stanno lì a testimoniare un modo di fare sorprendente e al limite del paradossale. Il peccato, il gesto omicida viene sempre condannato, ma l'omicida viene sempre cercato da Dio. Da Caino in poi, tutti gli assassini sono interpellati da Dio e messi nella condizione di pentirsi e redimersi. Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva! Il peccato commesso ha la grande forza di tenere prigioniero il reo fino a farlo soccombere. E Dio non può perdere due volte, e neanche sostituirsi nella scelta libera dell'omicida di ravvedersi e riconquistare la dignità di uomo persa con l'ignobile gesto. Sì, Gesù si appellerebbe alla coscienza, parlerebbe al cuore degli assassini per invitarli al pentimento e alla confessione della loro colpa. È l'unico modo per tornare liberi e vivere in pienezza di figli la propria vita. C'è più gioia in cielo per un peccatore che si converte... Chi ha ucciso trovi la forza di ascoltare Dio nel proprio cuore e si lasci ri-creare dalla sua misericordia. Noi cristiani siamo strani agli occhi del mondo. Lottiamo contro il male, ci ergiamo a strenui difensori della vita e poi di fronte a un omicida ci inginocchiamo per chiedere che si lasci amare da Dio. Per Dio la giustizia è questione di cuore. E noi siamo suoi figli...

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