Lunedì, 19 Gennaio 2015 22:49

La tela dell'Ultima Cena, nel Cappellone

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Storia e teologia della tela conservata in Chiesa Madre. A cura di don Antonio Giganti

La cappella del SS. Sacramento della Chiesa Matrice di Oppido Lucano è un elegante pinacoteca barocca con tele oleografiche del XVIII secolo di scuola squisitamente napoletana. Il Cappellone, così definito comunemente dal popolo per la sua notevole ampiezza, è "fatto a cupola, tutto ornato di stucco, coll'altare indorato e la figura ove si dimostra la Cena; da un lato un'altra figura di San Francesco Saverio".

Sull'altare del Pio Luogo è custodita la tela raffigurante l'Ultima Cena (cm 280 x 200), realizzata nel 1747 da Andrea di Laterza, su commissione della confraternita del SS. Sacramento di Oppido.  Il pio sodalizio possedeva molte rendite, derivanti dalla Difesa del Castiglione, da un gregge di 500 pecore e da numerosi altri territori coltivati a cereali in genere, per un totale di oltre 600 ducati l'anno, che tradotti in termini moderni si trattava di circa 30.000 euro. Questa consistenza economica permise alla confraternita di realizzare e ornare la cappella del Sacramento negli anni quaranta del XVIII secolo.

Al pittore laertino furono versati 45 ducati dal procuratore don Giuseppe Nicolò, ossia l'equivalente somma di oltre 2500 euro odierni. Il maestro Giannico aveva già operato in diversi centri del Regno, dove ancora oggi è possibile ammirare le sue opere.

Per quanto riguarda l'Ultima Cena della matrice di Oppido, Giannico mutuò il dipinto da analogo soggetto realizzato da Francesco De Mura, attualmente conservato presso il Pio Monte della Misericordia a Napoli. Il De Mura si servì dello stesso bozzetto nella realizzazione dell'Ultima Cena per la chiesa dell'Annunziata di Capua nel 1750 e per una tela custodita nella cattedrale di Monopoli nel 1755.

La tela di Oppido, che ripropone quelle del De Mura, nonostante la minore qualità rispetto al bozzetto del maestro, rivela ugualmente un meraviglioso impianto iconografico con ricca impostazione scenica. Dopo il restauro, realizzato dalla Soprintendenza della Basilicata, sono affiorati elementi cromatici di indiscussa bellezza nei colori pastosi e monocromatici.

L'Ultima Cena è ambientata in un tempio con particolari di profonda familiarità, come la presenza di animali domestici e giovani inservienti e nello stesso tempo è espressa solennità  visiva. L'autore coglie il Cristo, fulcro della composizione, nel preciso momento della benedizione del pane, ossia mentre stabilisce il rito del sacrificio perenne, con gli Apostoli che Gli fanno corona. L'Eucaristia è intesa secondo le disposizioni stabilite dalla Riforma cattolica, finalizzate all'affermazione della fede nel Sacramento. Alcuni discepoli sembra che si interroghino su chi possa essere il traditore, secondo le parole pronunziate poco prima da Gesù, mentre Giuda, proposto come un uomo da lavoro pesante, stringe nella mano sinistra il gruzzolo allungando la destra sulla tavola, imbandita con l'agnello, il pane e il vino, sulla scia della tradizione ebraica per la festa di Pasqua.

Un elemento di notevole interesse è l'immagine dell'Apostolo Giovanni , raffigurato nellesembianze di un efebo mentre contempla estasiato il maestro. L'immagine ricorda molto da vicino il San Giovanni dell'Ultima Cena di Leonardo da Vinci e che "l'Eucarestia è il principio sacramentale dell'esperienza mistica, ossia la conoscenza sperimentale di Cristo e della Trinità, secondo l'insegnamento formale della rivelazione rintracciabile negli scritti di San Paolo e San Giovanni, per i quali le realtà soprannaturali sono percepite concretamente dal credente in un'esperienza interiore e una conoscenza sapiente".

In alto un turbinio di angeli evanescenti e svolazzanti intorno a una lumiera con sette fiammelle, presente  in tutti gli esemplari realizzati dal De Mura e in quelle dei suoi allievi. La lampada proviene molto probabilmente dalle Ultime Cene del pittore rinascimentale Jacopo Robusti, detto il Tintoretto. Il numero sette è un chiaro riferimento alla presenza dello Spirito Santo nel mistero eucaristico che inizia in quel preciso momento.

La tela del Cappellone di Oppido nasconde numerosi spunti di natura teologica da individuare con osservazione paziente e attenzione, tra una pennellata e l'altra, mostrando in pari tempo un esperto conoscitore della storia liturgica e della Chiesa, fino alla mistica della spiritualit


à cristiana.

Ultima modifica il Martedì, 29 Settembre 2015 14:39
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