Mercoledì, 23 Settembre 2020 07:31

La missione di padre Pio

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meditazione per il mese di settembre

Un giorno durante una confessione, provocato da un penitente, Padre Pio affermò:

“La mia missione è quella di salvare le anime. Tutto il resto è subordinato.

Quindi tu, venendo a confessarti da me, né ti devi distrarre né mi devi distrarre da queste intenzioni”.

Possiamo averne un’idea anche da alcuni cenni nelle sue lettere.

“Non ho tempo nemmeno di riposarmi tranquillamente sul cuore del Padre celeste.

Mi trovo circondato da tanta corrispondenza e da tante occupazioni, che non so da che parte voltarmi.

Le anime vanno sempre più crescendo. Per alcune ci sarebbe bisogno davvero di luce soprannaturale e io non so se ne sia sufficientemente ripieno e vado tentoni regolandomi con un po’ di dottrina pallida e fredda appresa sui libri e con quel po’ di luce che mi viene dall’Altissimo.

Sono occupatissimo di giorno e di notte per le centinaia e anche migliaia di confessioni, che quotidianamente vado ascoltando.

Non ho un minuto libero: tutto il tempo è speso nel prosciogliere i fratelli dai lacci di satana.

Benedetto ne sia Dio, perché la maggior carità è quella di strappare anime avvinte da satana per guadagnarle a Cristo.

E questo appunto io fo assiduamente e di notte e di giorno.

Suona la mezzanotte e, sfinito dagli esuberanti lavori sostenuti in tutto il giorno, prendo la penna in mano per scrivere qualche cosa del mio animo.

Povero me! Non posso trovare riposo; stanco, immerso nell’estrema amarezza, nella desolazione la più disperata, nell’angustia la più angosciosa, non già di non poter ritrovare il mio Dio, ma di non guadagnare tutti i fratelli a Dio.

Cosa devo fare? Io non lo so.

Soffro, cerco a Dio la salute per essi, ma ignoro tutto se Dio accetti qualcuno dei miei gemiti”.

 

Un suo confratello scrive:

Ad aiutare P. Pio a svolgere la sua grande missione ci sarà la Madonna, che lo accompagnerà e gli resterà vicino non solo al confessionale, ma anche all’altare, ove egli si immolerà insieme a Gesù quale vittima di espiazione.

In convento per noi confratelli era “padre spirituale” e non sapevamo chiamarlo in altro modo, avendo sperimentato il suo amore, che neanche i nostri genitori erano riusciti a darci, legati a limiti umani.

Lui, no, non ha deluso mai le nostre attese, quando gli abbiamo affidato la nostra salute fisica e spirituale, i nostri studi, la nostra vocazione, perché nel suo petto batteva il cuore di Cristo.

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