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Giovedì, 30 Aprile 2020 21:01

Fate quel che vi dirà!

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Crescere nella fede in Cristo guidati dalla Madonna

E' risaputo: il mese di maggio è strettamente legato alla Madonna. Ricordiamo l’esperienza dei fioretti quando eravamo piccoli, le processioni e i pellegrinaggi a santuari mariani, così come la festa della mamma nel bel mezzo del mese.

DSC 0260Quest’anno siamo chiamati a vivere il tempo di maggio in modo surreale, a lottare contro un nemico invisibile che ci impedisce la possibilità di ripetere gesti che ormai fanno parte della nostra identità: pregare insieme, celebrare la fede come comunità. È una prova, e in quanto tale è difficile e dolorosa.

Nelle prove però si salva chi “resiste”, chi persevera.

Nel cenacolo durante l’ultima cena Gesù interrompe il chiacchiericcio dei discepoli su chi è tra loro il migliore sbalordendo il lettore attento con un’espressione folgorante: “voi siete coloro che avete perseverato con me nelle mie prove”. Ogni prova è prima di Dio; in ogni prova c’è sempre Lui: non siamo abbandonati nelle prove, ma chiamati a far compagnia a Dio. È grande la tentazione di fuggire dalla prova pensando così di mettersi in salvo. Le ultime parole di Gesù ai discepoli prima di morire: voi siete coloro che avete perseverato con me nelle mie prove...

Attraverseremo dunque il mese di maggio ridicendo in modo nuovo e unico il nostro metterci in cammino insieme con Colei che ci è stata donata dall’alto della croce. Sì, la madre di Gesù diventa nostra madre se anche noi, come il discepolo amato, la accogliamo, la prendiamo con noi.

belvedereLa fede non è un insieme di idee da sapere.

È un fare spazio all’Unico che nella sua vita con parole e opere ci ha mostrato quanto siamo voluti bene da Dio Padre. Comprendere questo è convertirsi: lasciarsi amare accogliendo la grazia del perdono. Non siamo amati da Dio perché belli e bravi; siamo figli, e la figliolanza non è legata al merito nè si può perdere; e in quanto figli viviamo la relazione con gli altri da fratelli, non da estranei o nemici. Questo è quanto Cristo ha testimoniato, il suo vangelo. L'uomo Gesù è il vangelo.

Nella sua prima uscita pubblica a Cana di Galilea, a una festa di nozze, la mamma di Gesù si accorge che qualcosa non quadra. Lo fa presente discretamente e di rimando si trova dinanzi a una risposta spesso fraintesa: “che c’è tra me e te, donna”?

No, non è un invito a farsi i fatti propri. Tra gli antichi questa era una espressione che diceva di un patto di ferro esistente tra due persone, un patto che non poteva essere disatteso. È come dire, da parte di Gesù: è vero, c’è una situazione che rischia di far finire la gioia (manca il vino!), ma io e te siamo alleati vero? La madre si scopre così attivamente coinvolta nel progetto di Dio. E ai discepoli dice:” fate quel che vi dirà”.

Propongo questa scena come portico per entrare nel mese di maggio.

Ebbene, nel nostro non poter celebrare, nel nostro non poter pregare insieme il rosario, nel nostro non poter fare festa intorno alla Madonna non ci dobbiamo sentire soli. Possiamo sempre pregare in un angolo della nostra casa, vicino a una immagine sacra o al crocifisso; possiamo - rispettando le norme del distanziamento sociale ed equipaggiati con i dispositivi di protezione individuale- salire al santuario o entrare in una chiesa e sostare dinanzi al Santissimo; nessuno ci toglie la libertà di pregare.

Non possiamo ripetere insieme gesti e devozioni. Ma insieme possiamo metterci alla scuola della Madonna, che ci invita a guardare a Cristo, a imparare da lui chi siamo e come rendere ragione della speranza che è in noi.

Per essere concreti oso suggerire due “esercizi” per questo mese di maggio.

Leggere un vangelo

Si conosce una persona se la si osserva e la si ascolta. Siamo sicuri di conoscere Cristo? Perché nel mese di maggio non leggere e meditare lentamente un Vangelo? Dall’inizio alla fine, tutto intero. Noi viviamo alla presenza di chi ci portiamo nel cuore, non di chi abbiamo dinanzi. La lettura attenta del Vangelo restituisce non solo una più approfondita conoscenza dell’esperienza di Gesù, ma ci restituisce la capacità di custodire le sue parole dentro il cuore e farle diventare il segreto della nostra identità. Và dove ti porta il cuore, si dice. Ma il cuore necessita di essere aperto a Dio, perché lui possa orientarci al bene e farci entrare nella pienezza di gioia.  Fate quel che vi dirà...

Riscoprire l’efficacia della preghiera fatta con gusto e metodo.

Tutti preghiamo: la preghiera è il respiro dell’anima che ama. A volte però consideriamo la preghiera come un pegno da pagare a Dio per tenercelo buono o ingraziarci il suo favore o come saldo per il perdono accordato. No, la preghiera non è una prestazione dovuta: Dio non chiede nulla, altrimenti non sarebbe Dio! La preghiera è l’espressione più genuina dell’amore: stare dinanzi all’altro, guardare e lasciarsi guardare, sprofondare in un silenzio che implora l’abbraccio prima di riprendere il cammino della vita.

Suggerisco di vivere queste dinamiche ogni giorno dandosi delle regole e impegnandosi a rispettarle. Propongo di riscoprire la via ignaziana, consistente in quattro momenti (1)

Entrare nella preghiera

Fare silenzio e prepararsi ad incontrare Dio Padre chiedendo perdono per le offese fatte e perdonando le offese ricevute. Senza la pace del cuore non si può pregare.

Porsi alla presenza di Dio

Dopo il segno di croce e un Padre nostro considerare lo sguardo di Dio sulla propria vita e sul mondo intero. Come sono visto da Dio? Come Dio guarda il mondo? Pregare non significa primariamente attirare l’attenzione di Dio sulla propria condizione ma provare a guardare tutto così come è visto da Dio. Poi si chiede il dono dello Spirito perché il mio desiderio, la mia volontà, la mia intelligenza siano ordinati alla sua lode a al suo servizio. “Prendi, Signore, e ricevi tutta la mia libertà, la mia memoria, la mia intelligenza e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu me lo hai dato, a te, Signore, lo ridono; tutto è tuo, di tutto disponi secondo la tua volontà: dammi solo il tuo amore e la tua grazia; e questo mi basta.”

Meditare la Parola

Leggere il testo del vangelo. Costruire con l’immaginazione la scena. Rileggere e fermarsi a meditare sulle parole, sulle affermazioni. E’ quanto i padri della Chiesa chiamano “ruminatio”, cercare di sentire la densità di significato contenuto nel testo. I maestri della Legge dicevano che Dio ama nascondersi negli angoli delle lettere delle parole: ama farsi cercare…

Immedesimarsi nei personaggi della scena e comprendere che le parole di Gesù o i suoi gesti sono fatti proprio per me, gettano luce sulla mia vita, sono un’indicazione per la mia intelligenza e la mia volontà.

Uscire dalla preghiera

Concludo dicendo a Dio come ad un amico quello che ho meditato e chiedendo che la sua volontà diventi l’orizzonte del mio operare.

 

Tutti dicono che il coronavirus ci cambierà e che il futuro non ci restituirà alla vita di prima. Sinceramente non mi preoccupa tanto una simile considerazione: credo nella Provvidenza.

La vita cambia radicalmente solo nel momento in cui si incontra una persona che ti sorprende, ti entusiasma, ti sconvolge restituendoti diversamente bello agli occhi degli amici.

Sia per tutta la nostra comunità questo mese di maggio un’occasione da non perdere per familiarizzare con Cristo incontrandolo nelle sue parole e contemplandolo nel suo agire umano. Che non sia l’ignoranza di Cristo la causa di tante divisioni e discordie nelle famiglie, tra gli amici e nella chiesa stessa?  Maria, Madre di Dio e della Chiesa, ci guidi nella comprensione del mistero di Dio svelato in Gesù e ci faccia crescere come comunità sorretta dal desiderio di gareggiare nel fare “quello che vi dirà”. Buon mese di maggio

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(1) cfr Fausti S., Lo stile di Gesù. Milano 2014 pp 5-8

Ultima modifica il Giovedì, 30 Aprile 2020 21:36
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