Sabato, 04 Aprile 2020 08:56

Dare la palma, fare la pace.

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I cesti con le palme benedette davanti a tutti i negozi. E' la Chiesa viva nel suo silenzio inquieto che offre un segno che dice del fondamento della nostra speranza.

Tutti gli anni la domenica delle palme abbiamo ricevuto e donato ramoscelli di ulivo accompagnati da un radioso sorriso e da una una parola grande quanto il cuore, pace.
Il sabato le palme venivano preparate in casa per essere portate la domenica per la benedizione prima al paschiere e poi in chiesa. Un momento semplicemente bello, di IMG 9906fierezza autentica, primaverile: come la vita nella sua essenzialità. Fanciulli, ragazzi, giovani, mamme papà e nonni: tutti felici di essere tenuti insieme dalla passione per la vita, dal desiderio di condividere il segno e dal voler dire di non voler dimenticare che la pace vera per noi cristiani è una persona, Gesù di Nazareth.
Sì, siamo in pace quando abbiamo il cuore acquietato, quando abbiamo tutto, quando non abbiamo più paura di nulla. Dio donando se stesso in Gesù dice quanto gli sta a cuore la pace di ogni singola persona. Non sono le cose che ci danno pace, ma la consapevolezza che siamo così importanti e belli che c’è qualcuno disposto a morire per noi.
La pace è il primo frutto dell’amore. Chi non si sente amato, chi pensa di costruirsi con le proprie mani, chi orienta la propria vita al possesso delle cose e delle persone non sarà mai in pace né con sè né con gli altri.
Il giorno delle palme appunto diciamo con gioia la gratitudine al Cielo per il dono di Gesù, riconosciamo nell’amore di Dio l’unica fonte di pace e con il gesto del donare la palma esprimiamo il desiderio che anche l’altro, chi riceve la palma, possa avere pace nel cuore.
Domani, domenica delle palme non ci sarà la benedizione al paschiere.
Ma è la domenica delle palme.
Il lettore della Bibbia sa che prima del tempio viene creato il tempo sacro. Il tempo è il tempio della memoria, ove muore ciò che si dimentica e vive solo quanto viene ri-cordato, ra-ccontato.
IMG 9908Abbiamo voluto far giungere a tutti, nelle vostre case, un ramoscello di ulivo. A porgerlo non è la mano del nipotino, del fidanzato, dell’amica o del marito. Quest’anno è la chiesa nella sua dimensione misterica che vi chiede di accogliere questo segno e di prendervene cura facendolo crescere nel vostro cuore e nelle vostre case, che sono chiese. I vostri bambini sicuramente saranno sollecitati  a fare lavoretti e disegni per tener viva la tradizione.
La scena volutamente provocatoria di Gesù che entra a Gerusalemme su un asino tra due schiere di folla festante serva a tutti per igienizzare cuore, bocca e mani.
Il cavallo è simbolo di potere e di forza;  i quadri e le statue dei greci e dei romani lo testimoniano. Gli asini, poveretti, non sanno correre, non sanno imporsi, non attirano l’attenzione. Servono solo per portare i pesi degli altri e per individuare il percorso più agevole per superare difficoltà, per scollinare. Servono solo...
Gesù sceglie un asino per dire chi è Dio, quale il programma della sua vita, cosa rende sensata ogni esistenza. La forzata mancanza dell’acclamazione in chiesa non ci dispensi dal gridare col cuore che non ci appassiona il potere e lo sguardo ammirato degli altri, ma ci dà pace solo il desiderio di poter consumare il nostro tempo (che è sacro) a beneficio del prossimo, senza secondi fini, perché la sua gioia merita il dono dell’intera nostra esistenza.
Buone “palme” a tutti!

Ultima modifica il Sabato, 04 Aprile 2020 20:58
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