Sabato, 17 Gennaio 2015 19:59

Lettera ai fidanzati in vista del matrimonio

Scritto da

Lo stile di un matrimonio cristiano

Parrocchia SS. Pietro e Paolo

       Oppido Lucano

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             il parroco

Carissimi fidanzati,

queste poche righe vogliono essere un aiuto per la preparazione alla celebrazione del matrimonio. Inoltre, confido, ci aiuteranno nella conoscenza reciproca, a cui personalmente tengo molto.

Un po' di libertà e di creatività.

Avendo celebrato, ormai, molti matrimoni mi viene spontaneo augurarvi di pensare, con coraggio e libertà, la festa e la celebrazione delle nozze. Per trovare il modo di organizzare qualcosa, in vista del vostro matrimonio, la via più vera è più bella è quella di cercarne il significato. Non si può decidere come fare una cosa, se non si ha chiaro prima perché la si vuole fare e qual’è il fine che si vuole raggiungere. Mi sembra di poter dire, in tutta franchezza, che gli amici e i parenti avvertono che non sarà la vostra scelta di un luogo particolare per la messa o per il pranzo che li aiuterà a festeggiarvi meglio, ma la scoperta che le scelte da voi fatte sono legate ad un motivo, ad un senso.

La scelta della chiesa e degli invitati

L’esempio che ci viene subito alla mente – ed è elemento decisivo nell’impostazione di tutta la preparazione del matrimonio – è la scelta del luogo dove celebrare il matrimonio. In molte parti è invalso l'uso della ricerca spasmodica di una chiesa bella e originale, in cui celebrare il proprio matrimonio (spesso con il conseguente scandalizzarsi delle file e delle attese per avere la chiesa libera e per le conseguenti spese economiche da affrontare). Mi permetto di consigliarvi di sposarvi nella chiesa della vostra parrocchia, quella di origine di uno o dell’altra, quella dove andrete ad abitare, quella che avete frequentato per anni, proprio perché è il luogo significativo della vostra vita di fede. I vostri invitati si accorgeranno subito che quel posto ha segnato tante tappe della vostra vita, del vostro cammino. Tante volte ancora tornerete a pregare lì, nelle domeniche, nel giorno del battesimo dei vostri figli, in tante altre occasioni liete e tristi. E tutte saranno anche memoria del giorno del vostro matrimonio.

La chiesa della nostra parrocchia, come di ogni parrocchia, è sempre a vostra disposizione per questo. E' la vostra casa e potete disporne gratuitamente come meglio credete.

Se, però, credete di fare diversamente, scegliendo per il vostro matrimonio chiese diverse da quelle che sono già cariche di senso per voi, sappiate che questo ha, a fondamento, la vostra appartenenza alla Chiesa cattolica. Un cristiano è di casa nelle chiese di tutto il mondo, proprio perché la sua fede non è soggettivistica, ma è la fede della Chiesa intera, in ogni epoca ed in ogni luogo.

Mi permetto anche di consigliarvi di invitare veramente tutti i vostri amici, conoscenti e parenti alla messa del matrimonio. Nelle regole non scritte dell'immaginario matrimoniale si dice che se uno riceve la partecipazione alla messa, ma non al pranzo, vuol dire che non è invitato nemmeno alla messa. E' molto brutto e assurdo. Ogni persona che sia un minimo saggia e che vi voglia un minimo di bene capisce che non è possibile invitare tutti ad un pranzo di matrimonio. Ma questo non vuol dire che non sia importante la sua presenza e la sua preghiera alla celebrazione. E’ la celebrazione del sacramento il momento decisivo della vostra festa: lì veramente non deve mancare nessuno. Prima di quel momento si è solo fidanzati, dopo quel momento si è sposi; il resto è contorno. Per questo invitate tutti! Se vi sembra proprio disdicevole non festeggiare con tutti, offrite allora anche solo un brindisi al termine della messa, ma non fate distinzioni nell'invitare alla liturgia del matrimonio.

Incontri per la preparazione al matrimonio.

Avete visto come già la sola scelta del luogo può essere legata ad un senso, ad una testimonianza, o può essere fatta senza motivo! Il corso che vi si propone vuole accompagnarvi nella riflessione su questo significato che illumina poi tutto di sé.

Spesso le persone iniziano i “corsi di preparazione” quando già il matrimonio (e le sue modalità) sono state decise. Vogliamo suggerire che sarebbe, invece, molto più utile un confronto con la comunità cristiana prima della decisione stessa. Invitiamo a prendervi parte i fidanzati che sono già in vista della decisione, pur non avendola ancora presa. Il corso di preparazione dura fino a pasqua e si articola in sei/otto incontri.

La scelta di sposarsi nella Chiesa.

Tante coppie mi hanno raccontato di essersi accostate alla parrocchia, dopo tanti anni, per il corso di preparazione al matrimonio con diffidenza, talvolta pronti solo a pagare il pedaggio di questi incontri che si è "obbligati a fare", oltre ai tanti altri impegni da sbrigare per preparare il matrimonio.

Mi hanno anche detto come sia mutato il loro atteggiamento. E’, infatti, importante la franchezza con cui è possibile affrontare alcuni temi legati al matrimonio (dai problemi relativi al distacco dell’uno o dell’altra dalla famiglia d’origine, alla paura e al desiderio della sessualità, dalla consapevolezza di dover fare i conti con la propria storia, alla fatica di mettere in comune soldi, beni, tempo del riposo, dal desiderio dei figli al timore della responsabilità e dei mutamenti di libertà e di vita che questo comporta). Spesso nemmeno fra amici che si dichiarano molto intimi, che escono tutti i sabati insieme, si arriva a dire quello che si pensa veramente sulle scelte di vita - a dire, ad esempio, "Sai? Sposato, non ti ci vedo proprio", oppure "Stai meglio da quando vuoi bene a quella persona", oppure "Ti sei chiuso, quel rapporto ti sta avvilendo", o ancora "Sarete dei bravissimi genitori dei vostri figli".

Soprattutto, però, vi si propongono alcuni incontri, perché sia possibile riflettere insieme, sul senso cristiano della vita di una nuova famiglia.

Non si dà possibilità di vita cristiana, in fondo, se non "dando la vita per i propri amici", come ha insegnato il Signore. Il matrimonio è una delle possibilità donate da Dio all’uomo per consegnare la vita. La stessa sessualità ci ricorda che, almeno nel pensiero, per provare piacere abbiamo bisogno dell’altro. La nostra sofferenza più grande è quando siamo stati "amati" (per così dire) solo "a condizione che...". Ti amo se farai la facoltà che mi aspetto da te, se avrai gli amici che desidero tu abbia, ecc. ecc.

L’incondizionatezza dell’amore rende possibile che esso ci parli dell’amore di Dio. Dio non ama l’uomo solo quando esso è lontano dal peccato. La croce di Cristo è il grande segno di Colui che prende su di sé il peccato del mondo, l’espressione dell’unico innocente che si carica di ciò che non ha fatto. Questo la Chiesa esprime nell’affermazione che il matrimonio è un segno, un sacramento. Esso non parla solo dell’amore di un uomo e della sua donna, ma parla anche dell’amore di Cristo che offre la vita per l’uomo lontano dalla grazia di Dio. L’indissolubilità esprime questa dedizione totale.

L’uomo conosce anche la sua debolezza e chiede a Dio la grazia, perché la sua vita possa essere realmente un dono. E’ l’altro aspetto della realtà sacramentale del matrimonio. Non è la fiducia sola in se stessi e nell’altro che fa nascere il coraggio di scelte definitive e irrevocabili, ma l’invocazione dell’aiuto indefettibile dello Spirito di Gesù che viene donato in ogni sacramento. Per grazia noi possiamo amare di amore eterno.

Il giorno delle nozze e il sacerdote che le celebra.

E' possibile sposarsi sempre. Con un po' di coraggio sarebbe possibile sposarsi di domenica, ma non in una messa a parte, bensì proprio nella messa domenicale, nella messa della comunità parrocchiale, accompagnati dalla preghiera di tutti (e non solo dei propri cari) e come testimonianza per ognuno. Al momento questo nella nostra diocesi di Aderenza non è ancora possibile.

Non ci sembra inutile ricordarvi, anche se in realtà dovrebbe essere scontato, che non è bene decidere il giorno del matrimonio, senza prima chiedere la disponibilità del sacerdote che poi dovrà celebrarlo.

I fiori, l'abito, i ricevimenti: una scelta di festa e di sobrietà.

Fare festa significa anche porre dei segni che esprimono visibilmente una bellezza ed una gioia interiore, significa cambiare il vestito, uscire dall'ordinario per dire che "oggi è un giorno importante". Ogni cultura esprime in modi diversi la festosità. I cristiani vogliono "far diventare il vangelo cultura", per questo sentono anche la libertà di non seguire tutte le mode o gli usi che un dato tempo e luogo sembrano imporre. E' innegabile che, soprattutto oggi, in momenti di festa come il matrimonio, si manifestino tanti atteggiamenti di apparenza, spreco, superficialità fine a se stessa; tanto che, a volte, è difficile cogliere qualcosa che rimandi alla fede, al Vangelo, alla condivisione fraterna.

Pertanto la nostra comunità vi invita alla sobrietà sia negli addobbi floreali, sia nello scegliere vestiti meno pretenziosi possibile.

La partecipazione degli altri tramite le preghiere dei fedeli e il canto.

Se mi permettete un gioco di parole, “festoso” e “fastoso” sono due cose molto diverse. Dice un documento della chiesa sulla musica nelle chiese: “non c'è niente di più solenne e festoso nelle sacre celebrazioni di una assemblea che, tutta, esprime con il canto la sua pietà e la sua fede”.

Se siete abituati a cantare nella messa, chiedete ai vostri amici di incontrarsi per preparare i canti della liturgia nuziale. E' una occasione molto bella di prepararsi insieme (più che non le feste di addio al celibato e al nubilato!).

Sono totalmente diversi i matrimoni dove le persone partecipano e cantano da quelli dove, oltre la parola del prete, non si ode alcuna voce dei presenti. Comunque sappiate che l'Alleluia e il Santo sono canti obbligatori nella liturgia. E' strano quando li si legge, non quando li si canta. La musica e i canti divengono, allora, non momento puramente coreografico o di riempimento, ma aiutano l'assemblea nella preghiera.

La Chiesa ama tutte le espressioni culturali dell’uomo e, fra esse, eccelle la musica. Proprio la tradizione liturgica sacra e classica ha mostrato come la fede cristiana sappia essere fonte di ispirazione per l’espressione musicale. E’ possibile così che siano eseguiti brani classici che aiutino a raccogliersi nella preghiera o ad esprimere il senso del mistero che si celebra, ma non composizioni che siano, invece, motivo di semplice sottofondo o distrazione!

E' previsto dalla liturgia che voi - come i vostri testimoni, parenti e amici - rivolgiate a Dio preghiere durante la messa. Proprio l’espressione “preghiere dei fedeli” indica che esse sono proprie non del sacerdote, ma dei cristiani radunati. Chiedete che si preghi per voi alle persone che credono e date loro la possibilità di esprimere queste preghiere durante la celebrazione.

Nel chiederle, ricordate solo ai vostri cari che esse debbono essere brevi – non sono declamazioni, ma preghiere! – e che debbono concludersi con “per questo, Signore, ti preghiamo”, o “per questo, Signore, ti ringraziamo”, permettendo così a tutti di unirsi nella richiesta a Dio.

Le foto ed i video.

L’esperienza insegna che spesso i fotografi possono rovinare la celebrazione del matrimonio. Se non chiedete loro di essere discreti, anzi chiedete loro di strafare con le immagini, la gente avrà continuamente - e proprio nei momenti più significativi - dinanzi a sé il muoversi di persone estranee alla gioia della celebrazione e le luci di flash e proiettori. Mi sembra un istinto di morte il preoccuparsi del ricordo della celebrazione più che del viverla bene e dell’aiutare gli altri a fare altrettanto. Le foto più belle sono quelle spontanee e non quelle dove ci si mette in posa. Ogni fotografo che se ne intenda un po’ non avrà bisogno di apparire continuamente, per scattare delle belle immagini.

Per questo il suggerimento più ovvio è quello di limitare, durante la celebrazione del Matrimonio, le fotografie e le riprese video.

Le spese, i regali e la carità cristiana.

Abituati a spese di qualunque tipo, in occasione del matrimonio, a volte mi sento rivolgere dai fidanzati, o dai loro genitori, la domanda: "Cosa dobbiamo per il matrimonio?" Questo esprime la mentalità che i sacramenti debbano essere pagati, mentre essi sono il segno della assoluta gratuità dell’amore di Dio.

Vorremmo, invece, che la tradizione di un offerta alla parrocchia, in occasione dei sacramenti, riscoprisse le sue motivazioni. Il condividere il denaro (e il tempo) con la parrocchia, con la chiesa, con i poveri, non è momento opzionale, eccezionale, della vita cristiana. E’, piuttosto, l’ordinario. La tradizione della chiesa conosce la scelta di una percentuale data per i bisogni dell’evangelizzazione e dei poveri, ad esempio la decima di quanto si guadagna. Questo fa riscoprire che si è solo "amministratori" dei beni ricevuti da Dio e non padroni assoluti. Questo permette anche di non sentirsi da più o da meno. L’adolescente, il lavoratore, il pensionato condividono la stessa percentuale della loro fatica, anche se la quantità è diversa. Questo fa crescere il desiderio di guadagnare di più non per arricchire, ma per poter condividere di più. E’ la carità (Deus caritas est) che struttura la vita cristiana e che è cosa ben diversa dall’elemosina.

Un segno che si può scegliere è la proposta fatta agli invitati che si informano della lista di nozze, di riservare una parte del regalo per la Chiesa e per i poveri, in modo da unire, al giorno del matrimonio, una scelta di carità verso i piccoli che, come dice la benedizione nuziale al termine della liturgia, "ci accoglieranno un giorno nella casa del Padre".

E’ nostro dovere non tanto chiedervi un contributo per la parrocchia o per altre realtà specifiche, ma piuttosto annunciarvi che è il Vangelo stesso ad impegnarvi alla condivisione, perché il Signore sia annunziato e l’uomo aiutato nella sua crescita. A voi il compito di decidere attraverso quale iniziative specifiche fare questo.

Un saluto ed un augurio.

Comprendo che non è facile cambiare usi incrostati dal tempo. Ma cercate di partire dal vostro cuore e dal Vangelo, lì ci sono tanti suggerimenti per fare festa. Il cristiano è una personale libera, libera di amare nella verità. Non fatevi rendere schiavi da nessuno... neanche "a fin di bene". Fate le cose in semplicità, secondo la misura del vostro amore, chiedendo al Signore l'umiltà di imparare ad amare ogni giorno. Non abbiate paura di pensare voi stessi, a partire dal senso stesso delle cose, al vostro modo di festeggiare. La nostra parrocchia sarà felice di aiutarvi in questo. Con affetto, chiedo su di voi la benedizione del Signore

Mimì

Guida per lo svolgimento del giuramento e della pratica matrimoniale

Per l’istruttoria della pratica matrimoniale ( “processetto”) del matrimonio concordatario (quello cioè che è sacramento e ha insieme effetti civili per lo Stato italiano) i fidanzati possono scegliere o una delle parrocchie di residenza o domicilio di uno dei due fidanzati o la parrocchia dove andranno ad abitare (questo indipendentemente dalla città o dalla chiesa in cui sarà poi celebrato il matrimonio, perché è sempre una delle parrocchie suddette che autorizza poi il matrimonio).

La pratica si può istruire nella parrocchia dove si svolge il corso prematrimoniale soltanto se i fidanzati celebreranno poi il sacramento del matrimonio nella parrocchia del corso.

La pratica matrimoniale si inizia con il giuramento davanti al sacerdote, novanta giorni circa dalla data del matrimonio.

I nubendi prenderanno appuntamento con il sacerdote per la pratica matrimoniale e dovranno essere in possesso dei seguenti certificati:

   1. certificato di battesimo per uso matrimonio da richiedere nella parrocchia dove si è stati battezzati (non è sufficiente un certificato qualsiasi del proprio battesimo, ma serve quello ad "uso matrimonio")

   2. certificato di cresima da richiedere nella parrocchia dove si è stati cresimati

Nel contesto del giuramento si preparano le due pubblicazioni religiose (per la parrocchia del fidanzato e per la parrocchia della fidanzata) e si riceve il Modello dieci (Modello X) per poter fare il giuramento e le pubblicazioni al Comune.

Quando saranno espletate tutte e tre le pubblicazioni (quelle ecclesiali dopo due domeniche, quelle al Comune dopo 30 giorni circa) i fidanzati consegneranno le tre pubblicazioni al sacerdote che ha istruito la pratica.

Il sacerdote poi consegnerà in busta chiusa, esclusivamente agli sposi, tutta la pratica matrimoniale, che i nubendi dovranno portare presso la Curia Vescovile per la vidimazione. Abitualmente è possibile portare la busta con tutti i documenti ad Acerenza tutte le mattine, compreso il sabato, ma non la domenica.

Ultima modifica il Sabato, 27 Agosto 2016 14:34
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