Lunedì, 05 Dicembre 2016 01:26

Ci insegni a vivere Cristo, difendendoci dal bullismo clericale e dalle eresie intraecclesiali

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Discorso di saluto al Vescovo in occasione della prima visita in parrocchia

1. Motivo della gioia

Eccellenza, benvenuta in mezzo a noi.

Permettetemi di spiegare  semplicemente meglio questa affermazione.

Nella tradizione ebraica il saluto suona letteralmente “sia benedetto il veniente”

* Il punto di partenza per la comprensione della benedizione è il riconoscere nell’altro l’appartenenza alla stirpe di Abramo, nostro padre nella fede. E’ un proclamare un legame profondo, di familiarità.  La fede del patriarca Abramo ha il suo vertice  nella decisione di sapersi mettere in viaggio ascoltando solo Dio, di scomodarsi obbedendo alla sua parola. E il tratto che entusiasma il nostro padre nella fede è la profonda convinzione che  Dio è amante della vita e che di Lui ci si deve fidare perché non accetta nessun compromesso con la morte.

* Il veniente è colui che arriva camminando. Per una comprensione adeguata bisogna qui evocare l’atto di leggere un rotolo della scrittura. Si percorre un rotolo della Bibbia per scoprire Dio, per inseguire Dio che ama nascondersi negli angoli delle lettere. Nel movimento dello srotolamento si fa l’esperienzadel camminare la via della vita, dello svelamento della vita, della sorte. Si percorre la vita per “spiegare”, rendere leggibile, manifestare, lasciar scoprire quanto abbiamo dentro.

Il veniente  è quindi colui che srotola la sua esistenza facendosi leggere da chi sta cercando con passione.

*  In mezzo: non di lato o al di sopra, non appartato con alcuni.  Come Gesù nel cenacolo: il maestro è colui che sta in mezzo per servire, a differenza dei discepoli che già litigavano per avere il primo posto e sistemarsi…

Ecco Eccellenza il motivo della gioia: siamo contenti di vivere la familiarità con una persona che  accetta di prestarsi al Dio di Abramo per farsi luogo dello svelamento dell’opera di Dio in mezzo a noi. Ci porta la Sua fede, la Sua amicizia con il Signore, la Sua storia con il Dio di Abramo. E’ la sua vita il magistero, il dono cui vogliamo guardare per srotolare anche la nostra esistenza e riuscire a raccontare a Dio che siamo proprio stati fortunati per averLa incontrata.

2. Un fotogramma della nostra comunità parrocchiale

Non siamo organizzazione, o associazione o lobby. Siamo chiesa, la chiesa per la quale si è speso Gesù.

Per noi la dottrina non è una serie di norme o di formule. Non abbiamo tessere, né clienti; non cerchiamo il consenso o l’approvazione. Non vendiamo nulla. Non abbiamo prestazioni da offrire. Ci preoccupa solo di piacere al Signore. La sana dottrina, per dirla con sant’Ignazio, è una persona: Gesù e basta. Tutto reputo come spazzatura rispetto alla conoscenza di Gesù che mi ha amato e ha dato se stesso per me, diceva san Paolo.

E’ la relazione personale, è la familiarità con Gesù che diventa il programma di vita di ogni giorno di ogni persona e della comunità e che ha il suo vertice nella messa domenicale.

Questo perché la vita cristiana è costitutivamente eucaristica; solo chi rende grazie fa l'esperienza della salvezza, cioè dell'azione di Dio nella propria vita e permette al buon Dio di lasciarsi forgiare. Senza la messa domenicale non c’è chiesa.

Sappiamo però di essere chiamati a vivere Cristo nella storia. La comunità vive in questo tempo la gioia e la fatica di camminare dietro a Cristo.

Da sempre la storia dell'umanità dice che c'è un solo modo per oscurare o manovrare il desiderio di Dio insito in ogni cuore: la sete, la bramosia di potere. E’ questa la radice di tutti i peccati, di tutti i travisamenti del cuore, di tutte le violenze in ogni età o stagione della vita. Sappiamo come persino Gesù è stato messo faccia a faccia con la tentazione del potere e ha combattuto per sradicare la sete di potere dal cuore dei discepoli.

Se così possiamo dire, Dio in una notte ha tirato fuori il popolo dal dominio del faraone, ma non è riuscito in 40 anni a togliere fuori l'Egitto dal cuore degli ebrei.

Gesù ha fatto vedere che una vita è vera solo se libera nel donarsi, nel perdersi per gli altri, nel mantenere salda la certezza dei sogni. Nei primi due secoli di storia della Chiesa abbiamo portato il sogno di Cristo in tutto il mondo conosciuto. Poi è venuto Costantino, la Chiesa è diventata “potente” , sembra trovare il suo apice in quanto è "faraonico" e il suo splendore nell'ostentare le ricchezze e nel poter dare ordini. Ai bambini piacciono i dolci e i complimenti, surrogati della felicità; nella chiesa come nella società e nelle organizzazioni il surrogato della felicità è il potere. Sono passati due millenni e Cristo ancora lotta per togliere dal cuore del vivente il cancro della passione per il potere.

E il segno peggiore che ci tocca rilevare è dato dal fatto che ormai si chiama servizio il potere! Così non è più possibile neanche più distinguerlo e si torna al peccato originale: chiamare bene il male!

Ecco Eccellenza: in questo tempo noi siamo fieri di guardare a Gesù . Ha realizzato in sè quanto ha detto, perciò è credibile. Ha lavato i piedi, ha cacciato i venditori dal tempio, ha creduto nel potere dell'amore fino alla fine. Non si è messo a pontificare o a dare ordini se non ai diavoli, ma ha semplicemente incoraggiato, invitato ad avere la forza di credere nelle ragioni del cuore ( beati...) e a riscoprire la bellezza abbagliante di Dio nel tempo. Non si è posto al di sopra degli altri, di nessun altro, non ha fulminato nessuno: neanche il diavolo, che è tornato alla carica più volte ma sempre con totale fallimento: ecco io sto in mezzo a voi... dice di sè nel cenacolo e poi risorto ricompare ancora "in mezzo a loro".

La vita della chiesa, Eccellenza, è sorretta dalla presenza di Cristo in mezzo a noi. È Cristo che fa la chiesa, non il contrario. In modo delicato, senza violenza e senza alcun potere, ci dà forza, ci incoraggia e continua a credere in noi perdonandoci.

3. Ministero episcopale:  ci protegga

Uno dei segni del ministero episcopale è il pastorale, in certi periodi della storia della Chiesa simbolo per eccellenza del potere.

Chi conosce la Scrittura non può non andare con la mente al Salmo 23 e a quei versi che le mamme ebree insegnavano ai bambini nei campi di concentramento: gam gam gam ki elè, be be ghe salmawe, lo lo lo ira ra, ki attà immadi…. Versi che a me piace tradurre così: anche se andassi per una valle infernale, non sperimenterei mai cose brutte, perché ci sei tu con me: il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno serenità.

Ecco Eccellenza, ci dia serenità. Il bastone e il vincastro servono per custodire, allontanare i pericoli, lottare contro la violenza dei predatori. Ci protegga dal bullismo ecclesiastico e da quelle  che Erich Przywara  chiama eresie intraecclesiali: spiritualismo, l’intellettualismo, l’obbedienza formale e il collettivismo. Queste tentazioni contro l’amore hanno in comune l’intento di introdurre l’agape in una logica umana, in modo da renderla visibile e dominabile.

Ci aiuti a fare di Cristo la nostra mente e il nostro cuore senza mistificazioni di sorta

4 Augurio

Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace.

Ultima modifica il Lunedì, 05 Dicembre 2016 13:38
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