Sabato, 17 Gennaio 2015 19:44

Lettera ai genitori nel giorno della prima comunione dei ragazzi

Scritto da

Lettera ai genitori nel giorno della prima comunione dei figli

Carissimi genitori, leggerete questa lettera?

Lo dico perché immagino la stanchezza che in certe giornate regna sovrana; conosco lo sforzo quotidiano che segna il tentativo di conciliare lavoro e famiglia così come l’amarezza che vi prende quando avreste voluto stare di più con i vostri figli e non ci siete riusciti.

Sono però sicuro che il vostro essere mamma e papà in fondo in fondo vi riempie non solo di pensieri, ma anche e soprattutto di un’intima e profonda gioia.

In questi giorni vi siete lasciati prendere dalla frenesia delle cose da fare per significare ai vostri gioielli tutto l’amore che nutrite per loro. Lo dite già con le parole, con l’abbraccio, con le carezze, con i baci, con lo sguardo umido quando rimboccate loro le coperte e quando malvolentieri li svegliate al mattino. Ma non vi basta. Vorreste avere il dono di entrare nel loro cuore per scrivere a chiare lettere e sussurrare dolcemente che non esiste al mondo motivo di gioia più grande di loro.

E’ questa un’operazione che diventa necessaria soprattutto quando sovviene un senso di scoraggiamento per l’esiguità dei risultati della vostra azione educativa. Sapete già come la penso, e non mi dilungo. La casa di Nazareth ha sperimentato anche il fallimento educativo, ma ha saputo andare oltre. Ecco perché dovete avere fiducia nell’incidenza della vostra opera educativa.

La vostra vocazione a educare è benedetta da Dio: perciò trasformate le vostre apprensioni in preghiera, meditazione, confronto pacato. Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto. Educare è una grazia che il Signore vi fa: accoglietela con gratitudine e senso di responsabilità. Talora richiederà pazienza e amabile condiscendenza, talora fermezza e determinazione, talora, in una famiglia, capita anche di litigare e di andare a letto senza salutarsi: ma non perdetevi d'animo, non c'è niente di irrimediabile per chi si lascia condurre dallo Spirito di Dio. Educare significa saper pazientare per amore, e voi siete l’icona del coraggio di educare.

E nell’educazione non potete/dovete pensare di essere soli. A scuola i vostri figli stanno con gli altri bambini; la prima comunione la fanno insieme con i loro amichetti; così anche voi non potete pensarvi genitori solitari. L’educazione avviene sempre all’interno di una comunità matura e responsabile.

Una famiglia che si isola , che difende la propria tranquillità sottraendosi agli appuntamenti comunitari risulta alla fine più fragile e apre la porta a quel nomadismo dei giovani che vanno qua e là assaggiando molte esperienze, anche contraddittorie, senza nutrirsi di nessun cibo solido.

Inserirsi in una comunità cristiana, in una parrocchia, può richiedere qualche fatica e non risparmia qualche umiliazione o delusione. Ecco: viene il tempo in cui scegliere le priorità. Il futuro dei vostri figli ha bisogno di scelte che dichiarino che cosa è più importante.

Ritenere irrinunciabile la partecipazione alla Messa domenicale introduce a una mentalità di fede che ritiene che senza il Signore non si può fare niente di buono. Perciò la frequenza alla Messa domenicale nella nostra parrocchia, la partecipazione alle feste della comunità, l'assunzione di qualche responsabilità, la cura perché i figli frequentino l'oratorio, la catechesi, gli impegni e le iniziative dei giovani della parrocchia sono un modo per favorire questo senso di appartenenza che dà stabilità e conduce a un progressivo farsi carico della comunità che può maturare anche in una vocazione al suo servizio.

Curate il vostro rapporto matrimoniale, il mistero dell'amore fra l'uomo e la sua donna. Un figlio impara ad amare, non solo perché è amato, ma prima ancora perché vede i suoi che si amano, vede cosa una figura maschile pensa della figura femminile e viceversa. Impara cosa sia la stima, la fedeltà, il dialogo, la disponibilità a cambiare, spiando quasi come i "suoi" grandi si comportano!

Consentitemi ora di ricordarvi qualcosa che fa parte della vostra intimità più bella. Sapete di essere stati voi ad insegnare ai vostri bambini gli elementi basilari della fede. Il primo bacio alla Madonna, il segno di croce, le prime e più belle preghiere le avete insegnate voi. Quando da grandi diranno “Gesù mio!” o “Madonna mia, aiutami tu!” è perché l’hanno imparato da voi.

Vi invito pertanto a pregare insieme, già questa sera, e poi domani e poi sempre: una preghiera semplice per ringraziare il Signore, per chiedere la sua benedizione per voi, i vostri figli, i vostri amici, la vostra comunità: il Padre nostro, l'Ave Maria per tutte quelle attese e quelle pene che forse non si riescono neppure a dire tra di voi. Vi invito ad aver cura di qualche data, a distinguerla con un segno, come una visita a un santuario, una Messa anche in giorno feriale, una lettera per dire quelle parole che inceppano la voce: la data del vostro matrimonio, quella del battesimo dei vostri figli, quella di qualche lutto familiare, tanto per fare qualche esempio.

Vi ricordo, che voi siete i "genitori più belli" dei vostri figli, anche se il vostro amore iniziale si è interrotto. I vostri ragazzi non avranno mai altri genitori che voi. Voi li avete chiamati alla vita e, se anche ci sono stati sbagli, fallimenti e peccati, restate i migliori genitori che i vostri figli possano avere.

Infine, vivete la carità! Come ben sapete non vi chiedo qualcosa per la nostra parrocchia. Il vangelo impone di ricordarvi che, in questo giorno di festa e sempre nella nostra vita, dobbiamo aver presente che è il povero il luogo privilegiato della presenza del Signore. Ecco perché il gesto di carità ha un valore che va oltre il puro valore venale. La Chiesa non può vivere senza che i cristiani condividano i beni che hanno. Senza questo, non ci sarebbero le parrocchie, i missionari, i luoghi di servizio ai più poveri, i luoghi di educazione e sostegno dei ragazzi e così via.

Non solo vivete la carità voi adulti, ma coinvolgete in essa i vostri figli. Da grandi, quando accompagneranno i vostri nipotini alla loro prima comunione, si ricorderanno non tanto dei regali e delle arrabbiature, ma di quel piccolo segreto che hanno saputo custodire gelosamente e per il quale forse non avranno mai il coraggio di dirvi grazie.

So, che non sapete che farvene, ma per il momento sappiate che la gratitudine mia personale per la bella testimonianza d’amore che offrite è sincera così come vere sono le scuse per il tempo che molte volte vi faccio “perdere”.

                                                                                                                                                                               mimì

Oppido Lucano, 4 maggio 2012

Ultima modifica il Sabato, 27 Agosto 2016 19:46
Altro in questa categoria: Video catechesi sulla prima comunione »
Devi effettuare il login per inviare commenti