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Martedì, 29 Settembre 2015 14:08

La statua della Madonna del Belvedere

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La statua, 130 x 50 x 50 cm, è prodotta in un unico pezzo di legno di pioppo, di cui è ricca la zona, con chiare linee angioine della prima metà del XIV secolo. Un restauratore del 1982 riconosceva nella scultura lignea la collocazione "sicuramente del XIV secolo, da una lettura stilistica dell'opera". Gli autori si sono prodigati nel vano tentativo di individuare l'artista ovvero il luogo in cui nacque la statua di Santa Maria della Purità. Tutti, in ogni caso, concordano nel ritenere che questo simulacro in legno è stato modellato in ambiente lucano, come rappresentazione di una realtà soprannaturale a tutela del popolo e della propria terra.
Un'antica tradizione ha trasmesso che la statua della Vergine di Belvedere fu rinvenuta nei pressi della chiesa rupestre di Sant'Antuono, in una voragine naturale lungo il corso del torrente Varco. Nell'analisi comparativa, questa statua è stata connessa a "un filone di eccentriche presenze occitaniche e pirenaiche nella pittura lucana, come a Melfi, Rapolla e appunto agli affreschi del Sant'Antuono di Oppido, sul crinale fra XIII e XIV secolo".
La statua policroma della Vergine, collocata sull'altare della Chiesa del Castiglione, nasce in un vivace contesto religioso ed economico presente ad Oppido nei primi decenni del XIV secolo.
La chiesa di Santa Maria del Belvedere, così come viene indicata nella documentazione giunta fino ad oggi, era nei secoli XIII e XIV meta di numerosi pellegrini, provenienti da vari centri della Basilicata, attratti forse anche dall'espressione icastica e cortese della Vergine nel suo linguaggio soprannaturale. Caratteristiche che condussero vari artisti a riproporla in altri centri nel corso dei secoli XIV e XV, come ad Anzi e altrove.
Il consistente numero di pellegrini era determinato anche dalla fiera che a Oppido si svolgeva nei giorni festivi, secondo un decreto di Carlo I d'Angiò. Non è agevole oggi comprendere lo stretto legame esistente nel mondo medioevale tra la sfera religiosa e quella economica, tanto da far dire a  Paul Huvelin, che nel Medioevo "non c'è grande festa che non abbia la sua fiera, né fiera senza la sua festa: l'una implica l'altra".
Da una pergamena redatta a Oppido nei primi anni del XIV secolo, sappiamo che un certo Bartolomeo di Potenza dona a Santa Maria di Belvedere un'oncia per la riparazione di alcune suppellettili di quella Chiesa. Questa generosità nei confronti della Vergine di Belvedere, produsse un consistente patrimonio terriero con un reddito annuo abbastanza elevato.
Nei primi anni del XVI secolo si rese necessario un intervento di restauro dell'icona lignea ridipinta a olio, registrato sulla base della statua con la dizione: A.D. MDVII S.M. DI BELVEDERE F.V.R. F. Giannone, il Vinaccia, C. Valente ed altri ancora, basandosi su questa data, l'hanno considerata come opera rinascimentale.
La visita pastorale dell'arcivescovo G.M. Saraceno del 1544, descrive la statua della Vergine e la chiesa di Belvedere nei minimi particolari con numerosi interventi sulle decorazioni pittoriche, mentre la struttura muraria, con la ricostruzione del campanile, era stata consolidata nel 1524, come documentato dall'epigrafe "hoc opus fecit Marcus Antonius Cervellino. 1524", attualmente collocata su una parete della sacrestia.  
Dal restauro del 1507 la statua non è stata mai rimossa dall'altare centrale della chiesa, fino agli albori del XIX secolo.  Lo si deduce dalla relazione fatta nel 1755 durante la Visita Pastorale dell'arcivescovo Antonio Ludovico Antinori, dove in proposito è ricordata un'antica tradizione: "vi è una cassa, pettata davanti con due petture, una ad un lato e l'altra all'altro; e queste antiche. In mezzo di questi la Beata Vergine con il suo bambino in braccio, situata dentro una cassa a forma di nicchio, con la corona d'argento in testa della madre e del figlio. Dicesi per tradizione antica che la detta statua sia sopra di una quercia, questa però è invisibile per la struttura dell'altare suddetto".
Nella stessa Visita Pastorale è ricordato un prodigio perpetuatosi a lungo. "Una pedana d'oglio, che miracolosamente sta sempre d'un istesso stato, quantunque se ne distribuisce gran quantità d'oglio a li devoti che vi concorrono da lontani paesi". Era la perdurante benevolenza della Vergine verso le popolazioni che accorrevano alla sede da Lei prescelta sul monte del Belvedere.
La tradizione vuole, infatti, che il popolo di Oppido costruì una cappella nelle vicinanze dell'abitato per agevolare le visite del popolo di Dio. Ma con grande stupore di tutti, si accorsero che dopo ripetuti traslochi della statua dal monte alla cappella, questa tornava miracolosamente in cima al Belvedere.
Il popolo comprese infine che quel colle era stato eletto dalla Madre di Dio come sua speciale residenza sulla terra di Oppido, preferita ad altri luoghi vicini o lontani.

Ultima modifica il Sabato, 27 Agosto 2016 19:55
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