Martedì, 23 Giugno 2015 09:59

In classe, per imparare ad essere diversi

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Credere nell'umano, nonostante tutto.

Domenica a messa abbiamo meditato sul brano della tempesta sedata. I discepoli si meravigliano del fatto che anche il vento e il mare ubbidiscono a Gesù. Entrano in crisi, perché vien posto a chiare lettere il problema dei problemi. Tutto il creato risponde alla voce del Creatore, e l’uomo? I discepoli insomma sono in compagnia di Gesù, eppure non credono ancora. E’ una situazione al limite del paradosso! Gesù non si scandalizza, rimane al suo posto, nella barca, in balia di una ciurma di miscrenti. Rimane.
Nella vita molte volte arriviamo a rimproverare Dio perché latitante, se non proprio incurante della sorte di tante anime. E lo scoraggiamento cresce a dismisura quando la testimonianza dei credenti è simile a quella dei discepoli nella barca. Stanno con Dio, ma si fanno i fatti propri come se Dio non contasse nulla…
E’ tempo di scrutini, di esami. Ma si può stare sereni, tranquilli? perché i ragazzi hanno paura in questo periodo? perché tanti genitori mascherano serenità? perché di Dio non si ha paura e dei professori si? Secondo me Dio non fa paura perché è fedele alle sue promesse e realizza in pieno quello che dice: io sarò dalla parte vostra sempre, e offro la mia vita per voi! E i docenti? sono stati capaci di amare i ragazzi? di tener conto delle lacrime per loro versate dai genitori? hanno avuto contezza di trovarsi di fronte ad un’anima? hanno saputo rispettarli nella loro delicatezza e unicità? sono stati testimoni di buona educazione nelle relazioni? hanno saputo comunicare la passione per le materie loro affidate? Hanno portato nelle aule i loro amori, lasciando fuori i loro umori? Sono stati integerrimi dal punto di vista professionale e deontologico? Eppure ora spetta a loro giudicare, valutare. Non si può stare sereni, diciamocelo francamente. Quando docenti indecenti o maleducati o delinquenti sono chiamati a giudicare, non si può stare sereni.
I ragazzi vedono, e imparano; e sperano di essere diversi. Diversi da chi pensa di contare perché ha un registro in mano; diversi da chi lavora solo per la retribuzione; diversi da chi pensa che il rispetto è collegato alla funzione e non al merito; diversi da chi invoca leggi e regole e poi non le rispetta; diversi da chi maschera abilmente sciacallaggio e interessi privati con disponibilità a prendersi cura...(non fanno così anche i mafiosi o gli usurai?...)  I veri signori sono i nostri ragazzi, quelli che oggi hanno paura, e che ora tutto desiderano tranne fare paura a qualcuno nella vita: proprio come Dio!
Già, Dio! A volte ci si sente in sintonia con san Giacomo…. e poi si incrocia il suo sguardo improvvisamente severo: bisogna aver fiducia, nonostante tutto!
In questi momenti di profondo scoramento tornano alla mente i volti dei miei professori, autentici maestri custoditi con venerazione nel sacrario della coscienza, quasi a ricordarmi che una scuola bella è possibile.  E sottovoce ascolto una leggenda, per riprendere a sperare.
Il Signore decise un giorno di creare l’uomo, cioè un essere capace di rendere ancora più bella la sua già bellissima creazione. A questo annunzio, gli angeli si misero in agitazione, non per gelosia della nuova creatura, ma per diffidenza verso la nuova opera, che a loro sembrava inconcepibile e inattuabile. Si posero così in atteggiamento critico nei riguardi del Signore, quasi temendo che la grande fatica della creazione avesse spossato la potenza e soprattutto la sapienza divina.
Non riuscivano a capire gli angeli un essere che avrebbe dovuto partecipare del mondo inferiore e del mondo superiore. Un pezzo di tempo incastrato nell’eternità; la contraddittoria coesistenza del materiale con lo spirituale. La cosa non era pensabile per gli angeli, non doveva neppure essere possibile a Dio; bisognava ad ogni costo impedire che il Signore realizzasse il suo progetto.
Venne perciò organizzato un comizio. Si stilò una specie di ordine del giorno, nel quale, premesso che lo spirituale non poteva essere unito al materiale, constatato come alla natura angelica reputasse la natura brutale, visto come il finito contrastasse con l’infinito e l’effimero con l’eterno, gli angeli si dichiaravano contrari ad un essere che avesse congiunti i caratteri opposti, e diffidavano il Creatore dall’attuare quel progetto. L’ordine del giorno fu votato all’unanimità e un cherubino si incaricò di sottoporlo alla divina attenzione. Il Signore lesse. Aggrottò le ciglia. Rilesse. L’ordine del giorno non faceva una grinza, e rilevava negli estensori un notevole discernimento critico. Nonostante ciò il Signore crollò la testa, poco persuaso. Fissò l’angelo e disse con fermezza: “Tutto è giusto; tutto è vero; ma quello che voglio fare non è questione di filosofia”. “ E di che cosa è dunque questione?” domandò sommessamente il cherubino. “L’uomo”, sentenziò grave il Signore, “è questione di fede”. Tacque un istante, poi confermò: “L’uomo è questione di fede nell’uomo”.

Ultima modifica il Sabato, 27 Agosto 2016 20:08
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