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Martedì, 19 Maggio 2015 13:40

A Marco, nel giorno della prima comunione, e a Chiara che ricorda quel giorno.

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Lettera ai ragazzi della prima comunione

(e ai grandi, quando erano ragazzi...)

Lettera aperta ai ragazzi della prima comunione
(e ai grandi, quando erano ragazzi...)

Ciao ragazzi! so che in questi giorni siete particolarmente ansiosi: domenica, la prima comunione!!!!

Intorno a voi fervono i preparativi e....  vedete che le preoccupazioni dei vostri cari sono, in fondo, un segno dell’amore che nutrono per voi. In questa settimana avvertite una cosa strana e difficile a dirsi: siete diventati il centro della casa! Beh, veramente lo siete sempre stati. Per papà e mamma siete tutto, anche se vi vedono grandi e non vi riservano tutte quelle forme di tenerezza che riempivano la vostra vita fino a qualche anno fa. Si, prima vi abbracciavano e baciavano a più non posso; ora sembrano più sobri nei gesti di affetto. Bene, sorprendeteli e ogni qual volta tornate a casa o li vedete seduti sul divano pensierosi, non chiedete “che c’è?” ma regalate un abbraccio e un bacio di quelli a lentissimo rilascio, di quei baci che fanno tanto bene al cuore. Io sono sicuro che in tutta la nostra vita non riusciremo mai a restituire al mondo tutti i baci e gli abbracci che abbiamo ricevuto: scommettiamo?

Ma veniamo a noi. Vi scrivo per dirvi che anch’io sono contento ed emozionato come voi. Attendete qualcosa di bello. Avete visto i vostri genitori fare la comunione e vedete i “grandi” ogni domenica avvicinarsi all’altare; avete visto il sacerdote consacrare e poi mangiare l’ostia e bere al calice. Dapprima vi siete incuriositi e avete pensato di spegnere il desiderio chiedendo in sagrestia un’ostia dopo la messa... Che bei ricordi!
Col tempo il desiderio è cresciuto, non sparito. Avete chiesto spiegazioni ai genitori, poi, al catechismo, siete stati aiutati ( e non è stato facile....) ora è finalmente giunto il momento di mettersi in fila come tutti e con tutti gli altri e attendere il momento in cui partecipare in pienezza alla vita cristiana: Gesù morto e risorto entra nel vostro corpo. E’ il contatto più bello e più vero che ci possa essere: equipaggiarsi della vitalità, della forza di Cristo per affrontare tutte le situazioni della vita.

Io non conosco le parole giuste per spiegarvi le cose. Capirete meglio il tutto guardandovi intorno, riflettendo su quanto avviene. Ci saranno momenti in cui come un lampo arriverete a sfiorare la verità delle cose. Ma, soprattutto, sono certo che sarà il buon Dio a farsi capire. Lui ha modi e tempi certi e sorprendenti. A voi tocca solo saper aspettare e conservare quella umiltà che è propria delle persone sagge. Sapete, “umile” significa soffice, morbido, permeabile. Come il terreno buono, che sa accogliere il seme, custodirlo e farlo diventare pianta rigogliosa e possente. Il contrario è essere chiusi, impermeabili, duri: incapaci di accogliere.
E voi dovete sempre conservare l’umiltà se volete comprendere e diventare veramente grandi davanti a Dio.

Voglio provare a riferirvi alcuni pensieri. I vostri volti in fondo, oltre a dire gioia e simpatia, implorano anche spiegazioni. Fino a qualche anno fa chiedevate sempre “perché?” Ora non ne avete più la forza, forse  a causa dei nostri tanti silenzi. Però siate sempre capaci di custodire lo stupore e la meraviglia e anche lo sconcerto di fronte a tutto quello che vi capita e non vergognatevi di sapervi abitati da tanti “perché”. Un santo diceva che solo un cuore inquieto può raggiungere Dio! Mi piace pensarvi sempre capaci di importunare con le vostre domande sia i “grandi” sia il buon Dio.

Vi siete stancati di leggere? Va bene, cercherò di essere breve. Assomigliate tanto ai miei chierichetti. Bravi e disponibili, ma sempre a rimproverarmi perché l’omelia è durata troppo… otto minuti….

Domenica sarete per la prima volta commensali di Dio. Non messi ad un tavolo a parte, ma commensali. Per il buon Dio siete il suo vanto, la sua gioia.
Si fa sedere alla propria tavola chi è gradito, chi può partecipare al cibo e alla discussione.  Avrete sicuramente notato che i “grandi” fin’ora vi hanno preparato un tavolo a parte e vi hanno allontanato per non farvi sentire certi discorsi. Dio è il primo a dirvi: siete meravigliosi, siete grandi, mettetevi a mensa con me, ho delle cose da dire proprio a voi!
Certi grandi a tavola parlano di affari, si vantano dei loro successi, amano farsi vedere ricchi, potenti, fanno sfoggio di sapere tutto e di essere veri esperti di conquiste e poi si vantano di essere eccezionali amatori: sono desiderati e sanno raggiungere i loro obiettivi, sanno conquistare le loro prede!
E’ vero, purtroppo. In tanti cercano persone, incontrano gli altri, si mostrano disponibili, si fanno vedere, attirano l’attenzione, offrono anche da bere o da mangiare con tanta gentilezza: ma solo perché hanno un motivo per fare questo, c’è un tornaconto, un interesse sempre ben mascherato sotto la parvenza di servizio o di  premura.
In realtà vogliono crescere, diventare potenti, ricchi: pensano a se stessi e non esitano a strumentalizzare, a usare gli altri. Vi ricordate del povero Pinocchio? Quanti “gatti e volpi” vanno in giro indisturbati a cercare di continuare a non lavorare mangiando non solo alle spalle degli altri ma anche negando agli altri la possibilità di sognarsi un futuro più bello!

Quando saremo a Roma, vi porterò nel refettorio dove per otto bellissimi anni ho pranzato. Vi è un grande disegno sulla parete: Gesù che divide il pane; e una frase in latino: quisquis amat dictis absentuum rodere famam, hanc mensam indignam noverit esse sibi; il significato? certo: chi ama saziarsi approfittando o sparlando degli altri, è meglio che vada via! Che tristezza banalizzare la tavola, il mangiare insieme. Tanti a tavola giudicano, parlano e sparlano, combinano affari, ordiscono trame, cercano di conquistare  il corpo o il portafogli dell’altro o nel migliore dei casi vogliono rubare un segreto o tentano di portare a ragionare come loro. Il pranzo spesso è un lavorarsi l’altro, un mangiarsi l’altro....

Dio no, poveretto! Anzi, meno male! Lui a tavola è più emozionato degli ospiti. Vorrebbe gridare ad ognuno che è proprio contento. Sì, Dio è contento di avere proprio voi a mensa con Lui! E non solo perché siete seduti a tavola con lui. Ma soprattutto perché sei meraviglioso! Dio guarda, ti guarda, vede il tuo cuore e si emoziona: proprio come quando noi ci incantiamo di fronte a un fiore! Per Dio siamo un capolavoro di bellezza. Il nostro cuore, il nostro animo dice più di quanto noi riusciamo a manifestare e di quanto gli altri hanno compreso di noi! Solo Dio ci conosce veri veri e si emoziona alla vista dello splendore del cuore.

E’ bello scoprire qualcosa di Dio a partire dalla prima comunione e capire come si vive, come si dà senso ai nostri giorni. Lui lavora sempre, non si ferma mai. Si scervella a tenere in giusta considerazione i gusti di ognuna delle sue creature, perché per lui siamo tutti diversi e la diversità è ciò che rende bello il creato e nessuno ha il diritto di  umiliare o cercare di uniformare o di stabilire graduatorie. Per Dio siamo unici e quindi preziosi, insostituibili. A ognuno di noi è assegnato un posto che, se non occupato proprio da noi, resterebbe vuoto! Si, avete inteso bene! Dio ci assegna un posto e poi .... Comincia a credere in ognuno di noi: nella nostra bontà, anche quando siamo di fronte ai dispetti appena fatti; nella nostra bellezza, anche quando ci  consideriamo inadeguati e tutti ci scartano; nella nostra passione per la verità , anche quando barcolliamo e non sappiamo più dove andare.

Che strano padrone di casa è il nostro Dio. Che padre! Ha il cuore abitato da sogni, da desideri che poi in fondo non sono altro che vedere le persone capaci di stare insieme e godersi la vita, custodendo il creato e prendendosi cura gli uni degli altri. Se ci riflettiamo un po’ ci vengono le vertigini! Noi ci sentiamo importanti anche solo se ci vien chiesto di “guardare” una cosa che vale tanto, pur sapendo che il legittimo proprietario se la godrà; il buon Dio invece mette nelle nostre mani tutto il mondo con tutte le sue ricchezze e la sua straordinaria bellezza, ci ha dato un corpo che racchiude tesori di intelligenza e di virtù inimmaginabili, ci mette quotidianamente in relazione con persone che sono spettacolari e senza le quali non sapremmo vivere.

Sì, pensare a Dio fa venire le vertigini. E noi non possiamo fare a meno di provare l’ebrezza del pensare a Dio e di vivere sempre quell’equilibrio precario proprio di chi osa sedersi a mensa con il buon Dio e sprofondare in pensieri che fanno venire i brividi.
Stare a mensa con Dio significa scontrarsi con un cuore vero, che non può mascherare tranelli o interessi, che non conosce ambiguità o secondi fini. Stare a mensa con Dio significa sedersi con chi ha lavorato per prepare la mensa e mette in tavola tutto perché è fiero di averci commensali. Ecco la vertigine, i brividi! Davanti a Dio non in piedi, sull’attenti, con le gocce di sudore freddo che solcano il corpo, a balbettare monosillabi e con gli occhi ormai persi in un vuoto sconcertante: ma commensali! La creatura, ognuno di noi, è chiamato a sedersi a tavola con Dio! E’ l’eucaristia la fonte per comprendere la dignità di ogni persona. Non so se riusciremo a dire quanto viviamo: il mistero non può rientrare nelle nostre povere parole. So solo che abbiamo la possibilità di profumare di mistero, di dire il mistero vissuto con la nostra condotta, di vivere portando sempre nel cuore la consapevolezza di essere commensali di Dio!
D’ora in poi ragazzi, se qualcuno vi dicesse: tu non sai chi sono io! Oppure si vantasse di chissà cosa o di essere stato con chissà chi, voi rispondete serenamente e con fierezza: “io sono familiare con Dio e  posso importunarlo tutte le volte che voglio… e Dio sarebbe contentissimo se anche voi scopriste il suo vero volto!”

Quante cose vorrei ancora dirvi. Mi fermo. Lasciatemi solo farvi gli auguri.
Siate sempre felici, custodite gelosamente la forza del vostro sorriso, non dimenticate che il posto davanti a Dio è per sempre e dite al mondo intero che solo i gesti d’amore rendono meravigliosa l’avventura di ogni persona. E i gesti di amore sono quelli che salvano l’anima di chi li compie e toccano il cuore di chi li riceve.
Buona domenica a tutti voi!
mimì

Ultima modifica il Sabato, 23 Maggio 2015 20:34
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